mercoledì 31 ottobre 2012

Grillo si lamenta delle apparizioni in TV: Digli di smetterla!

Digli di smetterla che noi vogliamo la verità!

Federica Salsi del partito M5S è stata ospite in tv a Ballarò. Questo avvenimento ha scatenato l'anatema e la condanna del padrone del M5S.
Niente di strano, a pensarci bene ogni volta che un eletto del M5S va in Tv si scoprono degli altarini interessanti e che Grillo e Casaleggio, evidentemente, non vogliono si sappiano in giro altrimenti non potrebbero più sperare nella loro personale scalata al potere e nella presa dello Stato Italiano. 

Grillo e Casaleggio vogliono nascondere delle scomode verità agli Italiani.

Cosa avrà mai scatenato tanta ira? Vediamo il seguente video:


Ed ecco che si scoprono gl'altarini: gli eletti del M5S hanno sempre tenuto tutti i soldi dei Fondi consiliari e dei loro stipendi, semplicemente non ne hanno utilizzata una gran parte.
Nessuno sconto sulle casse pubbliche, nessun taglio agli sprechi, per il comune cittadino il peso di queste spese non è affatto cambiato.

Dopodichè la Salsi ci dice che i soldi pubblici non spesi dati ai consiglieri vanno su dei conto correnti a loro nome e che tengono questi soldi a disposizione del M5S, vale a dire sono fondi di partito ma a nome dei singoli consiglieri perchè il partito non ha struttura.
Ma tutto questo non ricorda il finanziamento pubblico ai partiti? Cioè, tante belle parole sui rimborsi elettorali che sono finanziamenti pubblici occulti ai partiti e quindi sono stati coerentemente rifiutati, e poi il M5S si accorge che anche loro hanno bisogno di soldi pubblici per finanziare delle attività legate al partito (anche se poi i soldi li prendono dai singoli consiglieri)?

E poi aspettate un attimo...ma cosa succederebbe se un consigliere eletto con il M5S abbandonasse il partito o fosse espulso durante la sua attività di consigliere e con il conto corrente a suo nome? Non succederebbe che legalmente parlando quei soldi sarebbero unicamente i suoi soldi e di nessun altro?
Non sarà che è proprio per questo che Favia non è stato ancora espulso?

E in tutto ciò Crocetta, con grande incazzatura del Beppe, ha fatto anche la figura dell'onesto, del grillino e dell'anticasta molto più della Salsi.

Ah già, è partita pure la meritata presa per il culo da parte di Crozza....



...e nel corso della serata i grillini hanno trovato per le loro idee un patron d'eccezione.



In realtà certe apparizioni in tv uccidono solo le finzioni e il disegno autoritario e di profitti di Grillo e Casaleggio. Che ben venga questa morte.

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Digli di smettere.

Postato da il

“Seduto in poltroncine a schiera, accomunato ai falsari della verità, agli imbonitori di partito, ai diffamatori di professione, devastato dagli applausi a comando di claque prezzolate. Soggetto, bersaglio consapevole ben pettinato alla bisogna che porge il lato migliore del proprio profilo alla morbosa attenzione di cameraman che ti inquadrano implacabili se annuisci quando enuncia le sue soluzioni un qualunquemente stronzo. Lì, in una gabbia di un circo, come su un trespolo, muto per ore, povera presenza rituale di cui si vuole solo lo scalpo, macellato come un agnello masochista, rispondi per i quattro minuti che ti sono concessi a domande preconfezionate poste da manichini al servizio dei partiti. Pretoriani dell’informazione il cui unico compito è perpetuare l’esistenza del Sistema attraverso l’ultimo strumento di mesmerismo mediatico rimastogli: la televisione. Lo share del programma aumenta, tutto merito tuo, trattato e esibito come un trofeo, come un alieno, una bestia rara e, contemporaneamente diminuisce il consenso per il Movimento a cui appartieni o dici di appartenere.”

Non vi ricorda qualcosa ?



È per il vostro bene.

M5S / Dimissioni in bianco e divieto di Mandato Imperativo

Pubblicato il ottobre 28, 2012 di


Il rapporto eletto-elettore dovrebbe rappresentare per i 5 Stelle un fattore di distinzione. Essi intendono la vera democrazia solo in senso rousseauiano (per Rousseau esiste solo un tipo di democrazia ed è quella diretta), almeno in teoria. Poiché rileggendo le parole di Giancarlo Cancelleri, raccolte per Pubblico Giornale da Angela Gennaro, viene spontanea una riflessione.
Alcuni vi hanno accusato di far firmare dimissioni in bianco ai vostri candidati…
Non è vero. Abbiamo chiesto ai candidati di firmare un documento che si chiama “la voce del movimento”. Recita: «Io sottoscritto mi impegno, qualora venissi eletto, a presentarmi ogni 6 mesi davanti agli elettori e agli attivisti del Movimento 5 Stelle». Gli eletti presenteranno il loro operato e i loro progetti. Se insoddisfatti, gli attivisti potranno proporre una votazione per chiedere le dimissioni dell’eletto.
Che però può rifiutarsi di dimettersi…
Certo. In questo caso lo buttiamo fuori dal movimento. Nell’accordo firmato dai candidati c’è questa formula: «Autorizzo il Movimento 5 Stelle Sicilia a pubblicare su giornali, blog e su qualsiasi mezzo questa frase: “Io XY ho tradito l’idea del movimento 5 stelle e non mi sono dimesso”».
Il tema sono le dimissioni dei candidati eletti ogni sei mesi. Si tratta di una sorta di riesame della ‘buona condotta’ dell’eletto a 5 Stelle, al quale l’Assemblea (degli iscritti?) può revocare la delega. L’eletto, in un modello simile, non è libero di votare secondo la propria coscienza ma deve render conto delle proprie decisioni agli iscritti del Movimento e eventualmente ammettere di essere disallineato rispetto al mandato ricevuto. L’eletto è alla stregua di un lavoratore “dipendente”. In definitiva, prende ordini. Questa è pura retorica grillesca: i deputati e i senatori sono stati dal comico più volte definiti come ‘licenziabili’ perché colpevoli di aver tradito il patto con gli elettori. Il discorso di Grillo può anche essere condiviso, ma si tratta di una eccezione storica: ci troviamo dinanzi al peggior parlamento della Storia della Repubblica ed è naturale aver voglia di cancellarlo.

In Diritto Costituzionale questa vulgata del rappresentante-dipendente si chiama ‘Mandato Imperativo’. E’ l’esatto opposto del mandato rappresentativo. L’eletto siede in Parlamento e risponde del suo operato direttamente all’elettore. Nel nostro ordinamento costituzionale, il mandato imperativo è vietato. E non è uno scandalo, come qualcuno potrebbe obiettare. La norma è contenuta nell’articolo 67 della Costituzione: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”.

I due capoversi sono strettamente correlati: ogni parlamentare rappresenta la Nazione; ogni parlamentare esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato. Il primo contiene il concetto di rappresentanza. Il parlamentare rappresenta la Nazione. Non una categoria particolare o una parte, ma tutta la Nazione, intesa come il popolo nell’insieme delle generazioni passate, presenti e future. Egli non risponde delle sue azioni a nessuno, neanche al proprio partito. L’esatto opposto di quel che chiedono i 5 Stelle, che invece vorrebbero sottoporre l’eletto dal popolo non al giudizio di quest’ultimo, che fra l’altro si dovrebbe concretare alle urne con il voto, bensì al giudizio degli iscritti al movimento/partito. Questo aspetto è importante: i 5 Stelle dimenticano di essere democratici e vogliono revocare gli eletti con decisioni interne al partito e così facendo spogliano l’elettore dell’unico controllo che ha sull’eletto, ovvero il voto.

Lite tra grillini siciliani ed emiliani

Lite tra grillini siciliani ed emiliani
Cancelleri: "Restituite lo stipendio"

La polemica sulla parte di compensi a cui gli eletti del M5S devono rinunciare. Il siciliano: "E' possibile ridarli indietro". Favia: "Fai falsa informazione, le leggi non lo consentono"

[Grazie all'uscita del Cancelleri (una sorta di leccata al padrone contro lo schiavetto disobbediente Giovanni Favia) e a Repubblica.it scopriamo l'arcano dei conti correnti del Fondo Progetti 5 Stelle.

In realtà i conti sono intestati agli eletti del M5S, sono a loro nome: sono e quindi rimangono soldi loro. 
Non c'è quindi nessuna autoriduzione dello stipendio, semplicemente gli eletti del M5S scelgono di loro spontanea volontà di spendere un max di 2500-2700 euro mensili e di mettere il resto nel salvadanaio a loro nome. Dopodichè ogni tanto fanno beneficenza ma solo qualche bricioletta.

Improvvisamente però gli indefessi grillini difensori della giustizia si sono accorti che questo era ben lontano dalla corbelleria da loro propagandata come "autoriduzione dello stipendio" e "restituzione del denaro ai cittadini".

Ah prima non lo sapevano? Ma davvero??

Iniziamo davvero ad essere stanchi di questi nuovi furbetti all'italiana e della loro propaganda fasulla e ingannevole.]

Lite tra grillini siciliani ed emiliani Cancelleri: "Restituite lo stipendio" Giancarlo Cancelleri
BOLOGNA - E' stato eletto da sole 48 ore. Ma Giancarlo Cancelleri, candidato presidente in Sicilia e neo-consigliere grillino, non perde tempo ad attaccare i colleghi a 5 Stelle emiliani. Oggetto della polemica, la parte dello stipendio che gli eletti dovrebbero restituire alla Regione, visto che ognuno di loro si autoriduce il compenso a 2.500 euro mensili. "I nostri deputati regionali non percepiranno e non toccheranno quei soldi in più rispetto ai 2.500 euro che abbiamo sbandierato durante la campagna elettorale". A quanto pare, però, attacca Cancelleri con un video pubblicato dal blog di Grillo, "anche in Emilia-Romagna è possibile ridare indietro i soldi con un assegno". E qui il grillino siciliano si rivolge direttamente ai colleghi emiliano-romagnoli: "Vi invito a verificare questa ipotesi perchè potrebbe essere la soluzione".

Un invito che fa infuriare Giovanni Favia, consigliere regionale dell'Emilia-Romagna: "Chi dice che in regione sia possibile lasciare l'extra stipendio al bilancio, sparge solo falsa informazione, confondendo volutamente le norme sulle erogazioni liberali dei cittadini, che la regione accetta valutando di volta in volta la causale e questa specifica situazione".

Attualmente gli eletti a 5 Stelle in Emilia, Andrea Defranceschi e appunto Favia, percepiscono uno stipendio di 2.700 euro: il resto dell'indennità di consiglieri confluisce in un conto intestato ai due che viene usato per le esigenze del Movimento.

Il V-Day, Beppe Grillo, il grillismo


Pubblicato Settembre 16, 2007

BeppeGrillo.JPG[Tito Pulsinelli ha letto, qui, il V-Day indetto da Beppe Grillo come un fenomeno di democrazia diretta, a torto scambiato per populismo. Altri redattori di Carmilla, pur accettando molte tesi di Pulsinelli, hanno del V-Day una visione molto più critica. Sintetizzo le loro posizioni con un articolo apparso sul sito Agit-Prop, riservandomi un brevissimo commento finale.] (V.E.)

Ne hanno parlato i tg. Due o trecento mila presenze in piazza a Bologna. Una rete satellitare dedicata, a seguire in diretta l’evento. Lui dirà dal suo blog di non essere stato considerato a sufficienza. Il suo pubblicò annuirà convinto. Quel che vogliono sentirsi dire. Ostracismo da casta.

Passare in rassegna i nomi dei panzoni della politica di professione. Metterli alla berlina e con ognuno procedere ad un sommario pelo e contropelo. Il salone di barbiere di Beppe Grillo piace. Affascina. Ingolosisce. 

Basta vedere le immagini dei giovanotti in estasi. La generazione passiva, quella che – pur senza mai mettere piede in una sezione di partito – pretende di designare candidati e strategie; quella che definisce “corrotti” i dirigenti e “mafiosi” i sindacalisti, ma non ha tempo né fiato per approfondire le dinamiche; quella che giudica con l’accetta, senza il cruccio della partecipazione.

L’estasi dei volti dinanzi al patrono.
Romano, molto romano, nella sua magniloquenza da tribuno, il nuovo vate. Popolo plaudente.
Ma il “male assoluto” non è nelle proposte quanto nell’incapacità di sistematizzare, da parte nostra, una critica codificata. Comprensibile.

Lo sguardo di quelli che se parli di “qualunquismo”, di “neopopulismo”, di “demagogia”, rispondono come studenti dinanzi a una formula matematica. E, dopo aver scorso l’intero database, non vi trovano riferimenti plausibili. File not found. Il pericolo primo, il peccato originale della comunicazione: la mancanza d’abicì, d’educazione politica, l’anti-politica. Convertito in radicale rifiuto. Come certi single disperati che fanno di tutto per spacciare il loro status per libera scelta.

Noi temiamo l’antipolitica, come i Gremlins temono l’acqua piovana. Quell’impasto rudimentale di rancore, primordiale rivendicazione, frustrazione senza progetto che – volenti o nolenti – spalanca le porte al cesarismo, al bonapartismo, agli uomini della provvidenza, che spuntano dagli anfratti più reconditi (Grillo l’avevamo lasciato comico e per poco non lo ritroviamo santone di una setta elettoralmente vicina al 10%) per “guidare il malessere”. Verso un nuovo malessere, il malessere del populismo che si fa sistema. Quel che vogliono sentirsi dire.

Un palinsesto per le lotte che verranno

[La lotta di classe è una realtà quotidiana e se non la farete voi la farà qualcun altro cioè coloro che detengono il potere economico, che hanno le maggiori ricchezze, e che hanno il potere di scegliere le politiche economiche del paese (e a favore di chi?). 
E questa lotta  la condurranno contro di voi (a meno che anche voi non facciate parte del gruppo) e vi tasseranno, vi toglieranno diritti, vi licenzieranno (e senza sussidio), vi toglieranno la sanità pubblica e gratuita, la scuola pubblica e gratuita, la pensione garantita, ma piano piano, senza fretta, se non sarete voi a riniziare a condurre la VOSTRA lotta di classe, quella per i vostri diritti e per migliorare la vostra di vita. 
 
Tenetelo bene a mente e ricordate sempre di scostare le fette di prosciutto che Grillo, e altri nuovi e futuri guru e falsi salvatori, non mancheranno di poggiare sui vostri occhi.]

di Sandro Moiso

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Siamo realisti, chiediamo l’impossibile!
(Parigi 1968 – Che Guevara [esigiamo] – Albert Camus [vogliamo])

Oggi, mentre la realtà della crisi mette sempre più in risalto i limiti del modo di produzione capitalistico e del suo esasperato produttivismo, una parte del mondo sindacale e di benpensanti di sinistra incita sempre di più gli imprenditori e la classe politica ad aumentare la competitività e la produttività del “sistema Italia”, mentre qualche “illuminato” rappresentante del governo o dell’industria riscopre addirittura il produttivismo di Marx. Contemporaneamente i rappresentanti del cosiddetto movimento per i “Beni Comuni” e del Movimento 5 Stelle scoprono, attraverso l’economista Serge Latouche, la bellezza e la novità della “decrescita”, a cui talvolta si accompagna l’aggettivo “serena”, come se si trattasse di una novità dell’ultima ora.

Mi dispiace deludere tutti questi novelli teorici e post-marxisti, ma nel lontano 1952, a Forlì, un vituperato dinosauro del comunismo (Amadeo Bordiga) espose in una pubblica riunione il seguente programma immediato:

1) Disinvestimento dei capitali, ossia destinazione di una parte assai minore del prodotto a beni strumentali e non di consumo.

2) Elevamento dei costi di produzione per poter dare, fino a che vi è salario mercato e moneta, più alte paghe per meno tempo di lavoro.

3) Drastica riduzione della giornata di lavoro almeno alla metà delle ore attuali, assorbendo disoccupazione e attività antisociali.

4) Ridotto il volume della produzione con un piano di sottoproduzione che la concentri sui campi più necessari, controllo autoritario dei consumi combattendo la moda pubblicitaria di quelli inutili dannosi e voluttuari, e abolendo di forza le attività volte alla propaganda di una psicologia reazionaria.

5) Rapida rottura dei limiti di azienda con trasferimento di autorità non del personale ma delle materie di lavoro, andando verso il nuovo piano di consumo.

6) Rapida abolizione della previdenza a tipo mercantile per sostituirla con l’alimentazione sociale dei non lavoratori fino ad un minimo iniziale.

7) Arresto delle costruzioni di case e luoghi di lavoro intorno alle grandi città e anche alle piccole, come avvio della distribuzione uniforme della popolazione sulla campagna. Riduzione dell’ingorgo velocità e volume del traffico vietando quello inutile.

8) Decisa lotta, con l’abolizione di carriere e titoli, contro la speculazione professionale e la divisione sociale del lavoro.

Il programma continua poi ancora con le misure necessarie a sottoporre allo Stato comunista la scuola, l’informazione, la stampa etc. Pubblicarlo non equivale, in questa sede, a celebrare la grandezza o i meriti di un individuo o di un gruppo politico, ma piuttosto serve a rammentare come da almeno sessant’anni siano da considerarsi costanti ( e sempre attuali) le parole d’ordine o le indicazioni programmatiche tese a sviluppare la coscienza dei limiti dei rapporti di produzione capitalistici.
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Certo più di uno potrà storcere il naso nel leggere tale succinta esposizione di un programma che si diceva, allora, immediato della rivoluzione comunista. Ma ciò che conta qui sottolineare è come tale programma fosse all’epoca difeso in rottura col produttivismo stalinista e capitalistico (di fatto l’uno costituiva l’immagine speculare dell’altro) e manifestasse la coscienza della necessità di un’azione rivoluzionaria al fine del raggiungimento di una più equa distribuzione del reddito, del lavoro e, diremmo oggi, della qualità della vita.

Si sa, Bordiga e l’esperienza della Sinistra Comunista italiana ed europea sono stati rimossi (anche con l’eliminazione fisica) dal comunismo “storico”, quello di Stalin, Togliatti, Berlinguer e dei loro degni eredi post-comunisti e liberali, ma tale rimozione non inficia il fatto che nella teoria e prassi della lotta di classe e del marxismo non fossero già compresi, come nell’opera di tanti pensatori e militanti libertari, tutti i problemi che ancora, e forse più, ci attanagliano nella crisi attuale.

La chiarezza del tempo passato era però data dalla coscienza della necessità dell’organizzazione, dell’azione e delle parole d’ordine adatte ad affrontare il mostro capitalista. Un altro rivoluzionario, dagli occhi da tartaro e troppo bistrattato post mortem, affermava, nel lontano, ma mica tanto, 1917, che le parole d’ordine invecchiano rapidamente e che è la lotta a dover riconoscere quelle attuali da quelle già superate, magari nel giro di pochissimo tempo.

Oggi, di fronte ad un’azione devastante dei governi e delle forze della finanza transnazionale nei confronti dei lavoratori, dei giovani, dei precari, dei disoccupati, dei cittadini e della loro salute e del loro benessere, non vi possono essere confusioni di ruoli e parole d’ordine e, soprattutto, di finalità. O si è contro i valori e il “valore” del capitale o non si può salvare nulla.

Coloro che pensano di “migliorare” le condizioni di vita attuale senza dover abolire i rapporti di produzione che li sottendono, non solo hanno già perso la partita, ma già stanno facendo, anche se talvolta inconsciamente, il gioco dell’avversario.

Produttività, plusvalore e pluslavoro, lavoro salariato, mercato e profitto confliggono apertamente con le necessità della specie a Sud come a Nord, ad Oriente come ad Occidente.
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La lotta, in tutte le sue forme e in tutte le sue manifestazioni è ancora, solo e sempre lotta di classe. Con buona pace di Grillo, Di Pietro, Vendola e dei nuovi profeti “arancioni”.

La vita non si svende a Taranto, come in Val di Susa, come a Torino o in qualsiasi altra parte del mondo né in nome del “lavoro”, né dell’interesse individuale o aziendale, né in nome del localismo o del nazionalismo.

Tagliatori di teste

La panzana della finanza etica e del capitalismo riformabile che piace tanto a Grillo e ai grillini...
 
di Sandro Moiso
 
mister no.jpgUn tempo i cacciatori di teste costituivano argomento di interesse antropologico oppure ottimo materiale per romanzi di avventure ambientati in Amazzonia o nel Borneo.

Poi, tra gli anni sessanta e ottanta, migrarono dalle pagine di Salgari o di altri scrittori di evasione agli schermi, inseguiti dalla macchina da presa di registi a caccia di emozioni forti.

Così cannibali e teste mozze entrarono a far parte degli antenati del moderno gore attraverso film come “Mondo cane” o “Cannibal Holocaust”.

Nonostante l’uso, all’epoca raccapricciante, di sangue finto e di immagini di documentari ritenuti maledetti, e spesso fasulli, il pubblico usciva dalle sale cinematografiche rilassato e contento.

Non importava che le riprese dall’alto del Rio delle Amazzoni fossero sempre di repertorio e che le scene più atroci fossero girate sulle rive del lago di Bolsena o del lago Trasimeno: un po’ di ragazze bionde con abiti lacerati ad hoc e gran roteare di occhi e interiora di plastilina oppure rubate a qualche animale domestico dismesso colmavano abbondantemente le lacune di sceneggiatura, di interpretazione e di regia. Oltre che, naturalmente, di scarso rispetto per il “politically correct” nei confronti degli indigeni chiamati in questione.

Poi, con il reaganismo e il tatcherismo e la susseguente ondata yuppie, i tagliatori di teste sbarcarono sul suolo del mondo occidentale…e il pubblico iniziò ad assistere ad eventi che, dopo le iniziale perplessità, lo lasciarono tutt’altro che soddisfatto e contento. Anzi.

Head choppers li chiamavano e avevano l’importante funzione di individuare il personale in esubero nelle aziende in crisi per renderle più attraenti agli occhi degli investitori.

Per un certo periodo la novità costituì un autentico dilemma per gli analisti economici o per tutti quelli che si occupavano di economia e società utilizzando strumenti derivati dalla teoria economica classica oppure marxista: più licenziamenti c’erano, più le aziende interessate risalivano le chine delle quotazioni di borsa.
Facendolo, spesso, senza che il tutto fosse accompagnato da una reale ripresa produttiva e senza un reale incremento del valore aggiunto.

Anzi, succedeva spesso che le stesse aziende, dopo un breve ed intenso periodo di splendore finanziario accecante finissero col fallire e con l’essere chiuse ed abbandonate come frutti spolpati.

Si scoprì così, e lo scoprirono anche interi eserciti di lavoratori esclusi dal ciclo produttivo, che ciò che interessava agli squali della finanza non era tanto la ripresa produttiva o il rilancio reale di determinati settori industriali, ma, piuttosto, l’impadronirsi nel più breve tempo possibile dei profitti realizzati attraverso trucchi contabili nemmeno troppo complicati. Robe da ragionieri truffaldini di provincia o da commedia all’italiana degli anni sessanta.

mago.jpgSolo che adesso quei ragionieri da strapazzo si chiamavano manager oppure maghi della finanza creativa. Molto creativa.

Così il mago Zurlì di Cino Tortorella si era ritrovato ad essere una fonte di ispirazione per i manager di successo e la loro voglia di zecchini d’oro.

Bastava spostare dalla colonna delle spese a quella delle entrate e/o degli attivi i risparmi effettuati attraverso i licenziamenti e, quindi, i mancati pagamenti degli stipendi al personale messo in “esubero” per avere nell’anno successivo congrui dividendi per gli azionisti.

Chiaro che dopo di ciò arrivava prima l’inevitabile chiusura e, poi, la vendita degli impianti, delle macchine e delle aree fabbricabili su cui sorgevano.

Compreso il licenziamento di tutti quei lavoratori che si erano illusi di essere apprezzati dagli azionisti proprietari e il rapido abbandono delle azioni, un tempo incensate ed ormai ridotte a carta straccia, nelle mani dei creduloni che avevano pensato di far affari all’infinito grazie alle capacità dei nuovi manager. Così lo speculatore, spesso piccolo ed ignorante, che rimaneva con il cerino in mano si ritrovava con una bella ustione da perdita di capitale.

Grillo, e non sai cosa bevi (A che serve la piattaforma Meetup)

Dietro la piattaforma Meetup, utilizzata per organizzare il Movimento 5 Stelle, ci sono Casa Bianca e multinazionali. Obiettivo: organizzare rivoluzioni. [Franco Fracassi]

[Rivoluzioni ovviamente finte, o che verranno frenate al momento più opportuno, e da cui ne trarranno profitti (economici) solo in pochi grazie ai rivolgimenti politici che ne seguiranno]

martedì 30 ottobre 2012 

 
di Franco Fracassi

Dalla Pepsi Cola a Beppe Grillo con un solo clic. I Meetup coinvolti nella più grande organizzazione che la storia abbia mai conosciuto capace di rovesciare governi e di compiere campagne elettorali miracolose, capace di influenzare i sondaggi e di portare in piazza folle di gente furiosa contro il potere costituito. Tutto in nome della economia senza barriere né confini (quella delle multinazionali made in Usa). Tutto in nome della libertà (quella di Washington). Tutto in nome della democrazia (quella americana).

C'era una volta la cattiva Cia che compiva colpi di Stato in tutto il mondo. A un certo punto della storia, perfino i cattivi americani capirono che se avessero proseguito su questa strada si sarebbero fatti odiare da tutti. L'idea venne al defunto Presidente Ronald Reagan. Invece di organizzare colpi di Stato, meglio aiutare i popoli a liberarsi da veri o presunti dittatori. Invece di coinvolgere la Cia, meglio finanziare organizzazioni non governative e movimenti giovanili e di protesta. E così accadde. Da allora per ben ventuno volte i popoli si ribellarono ai loro oppressori. Non sempre con successo, ma non aveva importanza.

lunedì 29 ottobre 2012

Non sottovalutare Grillo

di Mauro Vanetti

Grillation.JPG[Secondo l'ultimo sondaggio IPSOS, il Movimento Cinque Stelle sarebbe già il secondo partito d'Italia col 18.5 %. Questo testo deriva da una discussione svoltasi nella Eymerich Mailing-list, durante la quale si sono confrontate diverse opinioni sull'argomento.]

La faccenda di Grillo e del Movimento Cinque Stelle non si può semplificare dicendo "sono un gruppo di pazzoidi criptofascisti guidati da un guru isterico". 

Qualcuno l'ho conosciuto, c'è dentro un po' di tutto, e anche della gente molto in gamba che tra non molto abbandonerà il movimento perché entrerà inevitabilmente in conflitto con il comico-dittatore (l'unico comico-dittatore simpatico era Charlie Chaplin).

Le somiglianze con la Lega esistono, anche nella capacità di sfondare a sinistra, ma non possiamo nasconderci che, mentre il programma politico della Lega era merda fin dal primo minuto, il programma di Grillo, nella sua confusione, esprime qualcosa su faccende di cui si è sempre occupata anche la sinistra.

Possiamo dire che i successi di Grillo in Val Susa siano frutto di un'allucinazione collettiva? Mi pare che alla fine della fiera nessuno - nemmeno Rifondazione, che ha dovuto espellere un sindaco per fare pulizia al suo interno - possa rivendicare la stessa coerenza che ha avuto il M5S su questo tema. Su cose di questo tipo (le famose "lotte territoriali") costoro si danno da fare senza piegare mai il loro impegno a compromessi di qualche tipo con il potere esistente. Il motivo è molto semplice: non hanno alcun rapporto col potere esistente, fondamentalmente non "contano" un cazzo, non si alleano con nessuno e quindi non subiscono pressioni. Hanno anche un vantaggio elettorale ulteriore rispetto alla sinistra (la sinistra vera e propria, non il PD): non devono collegare le lotte territoriali alla lotta di classe, perché per loro le lotte territoriali sono fini a se stesse.

Per noi la lotta per l'acqua pubblica è parte di una critica al modello di sviluppo capitalistico, per loro sostanzialmente no, è una faccenda che inizia e finisce attorno a quel tema specifico. La gente che si mobilita solo per il referendum per l'acqua vede in loro gente che si fa il culo per l'obiettivo, e che non gli scassa l'anima con discorsi "che non c'entrano" (ma che in realtà c'entrano).

A Pavia una grillina è portavoce del movimento pendolari, e in questo ruolo ha dimostrato notevoli capacità. Siccome però tra molti pendolari è popolare - e porta voti - l'idea di privatizzare le ferrovie, e c'è antipatia per gli scioperi dei trasporti, lei non si fa alcun problema a sbraitare contro i sindacati e a chiedere privatizzazioni, dimenticandosi della posizione tenuta sull' ''acqua bene comune". Perché i grillini non devono rendere conto a nessuno, né al potere, né alle organizzazioni del movimento operaio, né a valori come l'antirazzismo e l'antifascismo. E nel breve termine può anche essere un vantaggio.

Stessa situazione sulla democrazia, i diritti civili, e simili. Loro dicono che i politici devono guadagnare di meno, non gliene frega nulla di fare un discorso più generale sulle ingiustizie sociali e le differenze salariali, i politici devono guadagnare di meno, punto e basta. Puoi anche essere Marchionne ed essere d'accordo con questo discorso. Basta che non si dica che i miliardari (tipo Grillo) debbano guadagnare di meno.

Dov'è il punto debole di tutto questo?

Grillo & M5S / Il referendum senza quorum visto dalla Costituente

Pubblicato il ottobre 24, 2012 di


Facendo tesoro del commento seguente, ho deciso di confutare la tesi di Grillo secondo cui una democrazia si realizza esclusivamente per il tramite dell’esercizio diretto della sovranità popolare.
L’eliminazione del quorum è quanto di più democratico e sensato possa fare una classe politica. Chi non va a votare e magari preferisce starsene a casa a vedere il Grande Fratello o banalità del genere non deve impedire agli altri l’esercizio del voto e conseguentemente del risultato! La vita democratica è partecipazione . Ho capito tardi perché a molti notabili ha sempre fatto comodo l’astensione , le non intercettazioni , la non trasparenza . Mi creda è veramente l’ora di finirla ; percepisco da alcune delle sue risposte in questo forum molto equilibrato, un certo suo nervosismo, cerchi piuttosto di convincere anche me e molti altri su questo punto fondamentale della democrazia partecipativa in assenza di vuoti politici ed istituzionali , siamo tutti in attesa di questi risultati siciliani che potrebbero cambiare veramente l’Italia, un cordiale saluto, Claudio (vedi qui).
Claudio, avrei un dovere di sintesi che non mi sento in questo ambito di violare. La sintesi in argomenti così complessi come la differenza fra democrazia rappresentativa e democrazia diretta è sempre deleteria perché obbliga a semplificazioni. Per evitare, cercherò di trattare un argomento per volta, il primo dei quali, come annunciato, è relativo al referendum popolare e alla proposta di Beppe Grillo di abolire il limite del quorum.

La riforma viene “venduta” sui palchi di mezza Italia come una rivoluzione: la svolta definitiva che realizzerebbe finalmente la democrazia diretta in Italia. Ma qualcuno, mentre ride alle battute del Comiziante, ha pensato quale conseguenza avrebbe questa riforma?

Qualcuno, a suo tempo, al momento cioè di scrivere quella norma, ci aveva già pensato. Si tratta dei nostri padri costituenti, le cui opere sono raccolte sul sito storico della Camera dei Deputati e sono accessibili a chiunque. La norma in questione è l’attuale articolo 75 della Costituzione (nei resoconti parlamentari era il numero 72), che qui vi ripropongo:
Art. 75.
È indetto referendum popolare per deliberare l’abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedono cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali. Hanno diritto di partecipare al referendum tutti i cittadini chiamati ad eleggere la Camera dei deputati. La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi. La legge determina le modalità di attuazione del referendum.
Questo articolo non è stato scritto casualmente. Il referendum popolare è uno strumento che potenzialmente può mettere in blocco un sistema democratico rappresentativo. Può impedire cioè alle istituzioni democraticamente elette di adempiere alla funzione legislativa. L’articolo originario proposto all’Assemblea costituente era radicalmente diverso:


Il referendum poteva colpire inizialmente tutte le leggi proposte in parlamento “dichiarate non urgenti”, una formulazione che è poi stata abbandonata. Si trattava di un referendum di tipo preventivo, o “di veto” su leggi dichiarate dal Parlamento non urgenti. Si trattava cioè di qualcosa molto simile a un potere di veto sulle leggi espresso direttamente per via popolare. Uno strumento evidentemente ispirato al modello della democrazia diretta, forse importato dalla Costituzione della Repubblica di Weimar, in cui il referendum legislativo poteva essere istituito in seguito alla richiesta di sospensione di una legge da parte di almeno un terzo dei deputati. Era una sorta di tutela delle minoranze, laddove la maggioranza avesse approvato leggi contrarie alla vigente opinione pubblica.

Ma Grillo si droga? (Cosa non si dice per prendere voti!)

Ma Grillo si droga?

“Vogliamo fare il 61 a 0 così come lo fece il centrodestra nel 2001″. “Quattromila giornalisti in mezzo alla strada? Una buona notizia”. “I carabinieri, la digos, la polizia, stanno tutti con noi”. “I politici sono come Willy il coyote, sono sospesi nel baratro e fanno finta che non ci sia il burrone. Guardano in alto e noi a dire ‘guarda giu’”. “Matteo Renzi spacca il partito, fa il partito di Berlusconi, la finta sinistra. E’ uno dell’apparato. Si sta svendendo la citta”.

A sentire il Beppe Grillo delle ultime due settimane c’è quasi da preoccuparsi. Cose del genere, infatti, non le avevamo sentite nemmeno da uno come Nichi Vendola. Il comico genovese corre per la Sicilia, urla, sbraita, rilascia interviste, accusa la politica di aver fallito, la stampa di aver rovinato l’informazione, lo Stato di aver sospeso la democrazia e i poteri forti di volerlo eliminare (ma conosce la storia di Michel Coluche? Si che la conosce, la citò in un’intervista a ‘La Stampa’ di 17 anni fa, ndr).

Dice cose strane Beppe. A tal punto che è quasi lecito chiedersi se non faccia usa di qualche sostanza psicotropa capace di fargli dire codeste corbellerie. Siamo sicuri di no. Siamo sicuri che Grillo sotto questo punto di vista sia una persona pulita, linda e immacolata. Anche perché a sessantadue anni suonati, pur volendo, il suo cuore non reggerebbe. E allora? E’ la droga dei voti, quella che, prima o poi, assumono tutti i politici che tastano un po’ di notorietà. Più ne prendi e più ne vuoi avere. E per non rinunciarvi saresti disposto a tutto. Anche a dire cose del genere.



Fonte: Il quintuplo

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Parla il candidato di Rivoluzione Siciliana

Cateno De Luca: "Grillo viene in Sicilia a fare il puparo"

 
cateno de luca
25 ottobre 2012 -  “Beppe Grillo è un puparo genovese. Viene ci piscia in testa e se ne va”. E’ questo il pensiero di Cateno De Luca, candidato alla presidenza della Regione di Rivoluzione Siciliana, sul leader del Movimento Cinque Stelle,

domenica 28 ottobre 2012

Elezioni Sicilia: Grillo si schiera contro i Forconi, prima sostenuti dal M5S

Cosa non si fa per prendere voti, si calpestano anche vecchie amicizie e alleanze.
Di seguito la replica di un sostenitore dei Forconi.

sabato 27 ottobre 2012

LA SCIVOLATA DI GRILLO, I FORCONI E LO TSUNAMI SICILIANO


Siciliani nemici dei siciliani

di Daniela Di Marco 

Ieri, giorno di chiusura della campagna elettorale, in Sicilia sono andati in scena i big della politica. La parata è iniziata con il segretario nazionale del Pdl Angelino Alfano, a sostegno di Nello Musumeci; il leader dell’Udc Pierferdinando Casini a Enna, Caltanissetta e Agrigento, insieme al segretario regionale del partito Gianpiero D’Alia a sostegno del candidato Rosario Crocetta. 
Il leader Idv Antonio Di Pietro, che sostiene la candidata Giovanna Marano, in mattinata era a Messina. Nel pomeriggio Dario Franceschini (Pd) ha tenuto la sua conferenza stampa a Palermo. Il leader di Fli e presidente della Camera Gianfranco Fini, è stato a Palermo e Trapani per sostenere Gianfranco Miccichè. Dulcis in fundo, di sera hanno sfilato a Palermo il leader dei Verdi Angelo Bonelli e il segretario nazionale del Prc, Paolo Ferrero, per sostenere la candidata Giovanna Marano.
Grillo ha chiuso in bellezza, con la sua ormai consueta piazza piena, a Caltanissetta, città natale di Giancarlo Cancelleri. Ed è il M5S che, secondo i sondaggi, intercetterà i voti di protesta di un popolo giunto allo stremo. L’ex comico ha conquistato l’intera isola, ha sedotto tutti con l’ironia, la forza di colpire nelle piaghe putride un sistema in declino. Non ha salvato nessuno. Parole dure contro le politiche di Monti, contro la corruzione dei partiti, contro l’arrendevolezza e il fatalismo dei siciliani stessi, contro il voto di scambio. Una continua esortazione ad osare, ad avere il coraggio, una buona volta, di servirsi della democrazia per un cambio radicale.

Ma ha commesso un errore, Grillo, che non è sfuggito a nessuno, soprattutto ai media, che forse ne hanno approfittato per ricamarci sopra. Una sua dichiarazione ha fatto il giro della rete, a partire da una notizia dell’Adnkronos, ripresa poi da La Repubblica, che riportiamo:

«Catania, 24 ott. - (Adnkronos) – “I forconi? L'ultima spiaggia. Io ho parlato con loro, cosa fanno? I pescatori, i pastori e gli agricoltori e dicono 'andiamo a Roma'. Arrivano la' e poi cosa fanno? Si picchiano con i poliziotti che non hanno la benzina per le volanti e guadagnano 1.200 euro al mese e sono poveracci come loro. E' una guerra che rimane li”. Lo ha detto il leader del M5S Beppe Grillo a margine di un incontro nella Masseria Grimaldi a Catania. (24 ottobre 2012 ore 20.48)»

Perché questo attacco? Grillo ha voluto prendere le distanze? Molto strano. Che i Forconi fossero pescatori, pastori e agricoltori il M5S lo sapeva sin dall’inizio, fin da quando a gennaio scesero in strada, fecero i blocchi e portarono 10 mila siciliani per le strade di Palermo, catalizzatori di una vera rabbia sociale, esplosa finalmente, uscita allo scoperto. Lo sapeva tanto bene Grillo chi erano i Forconi, cosa rappresentavano, quali istanze portavano avanti, che, unico fra gli asserviti del sistema, ebbe parole di apprezzamento e solidarietà. Diede spazio al movimento dalle pagine del suo blog, mentre la sua base nell’isola, lasciava internet, blog, post e commenti, per scendere in strada accanto ai Forconi, compreso l’uomo che ora ha candidato alla presidenza della regione, Giancarlo Cancelleri. 

Sicilia: le imprese del camper di Grillo

Votate per Voi

Postato da il


Senza parole.

Regionali, in Sicilia attenti ai sondaggi e al ritorno dei 5 Stelle

Pubblicato il ottobre 21, 2012 di

Giancarlo Cancelleri

Il più grande errore statistico della storia politica italiana: questo potrebbero diventare le elezioni regionali in Sicilia. I sondaggi degli ultimi mesi rimangono piuttosto cristallizzati con la coppia Musumeci-Crocetta a guidare e Micciché a seguire, con il candidato Sel che perde voti a causa dell’errore incomprensibile sulla residenza di Fava. Poi c’è stato lo sbarco di Grillo, letteralmente. Egli, con alcuni slogan antistorici (“è sbarcato Garibaldi e vi ha portato i Savoia; sono sbarcati gli Americani e vi hanno portato la mafia”, come se la mafia fosse un elemento esogeno e non invece un potere criminale cresciuto nella Sicilia di fine ottocento) ha riempito le piazze di tutta l’isola tenendo comizi improntati alla dura legge del marketing politico (ha ripetuto in ogni luogo il medesimo copione, con le medesime battute, aggiungendo qua e là alcune variazioni dettate dal luogo, nulla di più). Non si è trattato, come è stato scritto (Scandura, Linkiesta) di comizi 2.0, bensì di normali comizi in stile Seconda Repubblica. One man show, il modello coniato con il berlusconismo è ancora lì; Grillo ne è il principale esecutore, oggi, insieme a Matteo Renzi.

I 5 Stelle hanno candidato alla carica di governatore della Sicliia Giancarlo Cancelleri. Vi ricordo che il governatore dell’isola ha uno status privilegiato rispetto a qualsiasi altro presidente di regione. Esso infatti può sedere in consiglio dei Ministri, a Roma, ed ha potere di voto deliberativo e rango di ministro in virtù del D. Lgs. 35/2004 (mentre gli altri presidenti delle Regioni a statuto speciale, ovvero Sardegna, Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta e Trentino Alto-Adige hanno solo potere di voto consultivo). In sostanza i siciliani si stanno apprestando a votare per un ministro, un ministro che resterà anche nel prossimo governo.

Certo, stando ai sondaggi e ai candidati, più probabilmente verrà eletto Musumeci (e non c’è molto da star allegri). Ma i sondaggi hanno finora evidenziato una grande verità: una percentuale che oscilla fra il 45% e il 55% dell’elettorato oggetto delle interviste, afferma di non voler andare a votare. Con una fetta di astensionismo così elevata – un astensionismo che è anche costituito di persone che non sono socializzate alla politica, soprattutto che si formano una opinione elettorale solo una settimana prima del voto – il grande spettacolo di Grillo rischia di essere il formidabile mezzo per portare alle urne gli indecisi e quelli che avevano lasciato ogni speranza.

L’enorme successo propagandistico che si sta profilando per i 5 Stelle non cancella i dubbi sulle modalità di selezione del personale politico interno al movimento. Nei comizi non parla Cancelleri. Non sappiamo nulla del suo pensiero, di quel che intende fare. Non abbiamo nemmeno mai udito la sua voce. Egli, come gli altri candidati, come Pizzarotti, è un uomo qualsiasi, perfettamente sostituibile. Cancelleri non ha mai avuto grandi esperienze in politica. E’ diplomato. E’ un geometra, ex magazziniere (leggasi il suo curriculum). Si descrive come un “cantante” che scrive “volentieri i suoi pezzi”. Il suo massimo impegno politico è stato partecipare alle elezioni comunali del 2009 e organizzare qualche comizio e qualche pubblico convegno nella sua città, Caltanissetta. Ha avuto un ruolo nella formazione del coordinamento regionale dei 5 Stelle. Un po’ poco per diventare governatore con rango di ministro. Qualcuno obietterà che almeno è incensurato. Ma è legittimo avere dubbi sulla sua cultura politica? Basta esser incensurati per essere meritevoli?

M5S Sicilia / Cancelleri e quella confusione sulle primarie

Pubblicato il ottobre 27, 2012 di
 
Riprendo questo capoverso dall’intervista a Giancarlo Cancelleri di Angela Gennaro per Pubblico Giornale. Cancelleri è il candidato Presidente per il M5S alle elezioni regionali siciliane di domani:
Come avete scelto i candidati?
Attraverso primarie durate due mesi. I candidati dovevano avere fedina penale pulita, un curricu- lum documentato nel movimento o nelle associazioni del territorio, l’assenza di tessere di partito e di esperienze politiche prece- denti. Non devono aver partecipato alle ultime due tornate elettorali a qualunque livello. Per noi il limite massimo è quello di due mandati. La documentazione è stata messa online dall’assemblea di agosto i delegati di tutte le città della Sicilia hanno votato (Pubblico Giornale).
A parte il riferimento ai prerequisiti dei candidati, vorrei sottolineare l’ultima frase. Cancelleri spiega che la documentazione relativa ai candidati è stata messa online e quindi votata. Ma da chi? “Dai delegati di tutte le città”. I delegati sono soggetti che a loro volta sono stati individuati all’interno dei vari circoli cittadini. Sono stati eletti? O nominati? In ogni caso non si tratta di normali cittadini, ovvero di cittadini esterni al mondo della politica, bensì degli stessi attivisti del movimento. Pertanto: gli attivisti votano o nominano i delegati, i delegati votano per scegliere i candidati di lista. Tutto ciò avviene all’interno delle “mura” del movimento/partito.

Cosa ha a che fare questa modalità operativa con la democrazia diretta? Nulla. Essa è infatti una delle mille possibili modalità con cui si esplica un sistema democratico rappresentativo. La moltitudine degli iscritti delega il proprio diritto di voto a un soggetto intermedio, il quale sussume in sé questo incarico. Esattamente come succede per le elezioni generali per la definizione della composizione delle Camere, laddove il popolo, in cui risiede il potere sovrano di fare le leggi, delega la medesima sovranità ai rappresentanti eletti.

Sicilia: Si domandi Grillo

mercoledì 10 ottobre 2012

BeppeGrillo mi sta simpatico. L’ho già scritto. È un tipo che s’impegna, suda, nuota, e soprattutto fa delle battute esilaranti. Dice il blog di Grillo:
La Regione Sicilia vanta un credito di un miliardo di euro nei confronti dello Stato italiano […]. La Sicilia potrebbe vivere meglio senza l'Italia, ma l'Italia non potrebbe vivere senza la Sicilia.
Ora, con tutta la simpatia per questa regione straordinaria, unica per molti aspetti, le cose non stanno esattamente così. La regione siciliana ha un gravissimo e urgente problema di liquidità (lo Stato le ha recentemente versato 400milioni di euro) e … di residui attivi. Bisogna vedere cosa nascondono questi residui attivi che ammontano a ben 15,7 miliardi!
I residui attivi sono crediti accertati ma non riscossi, come quelli del comune di Napoli che non incassa le multe e gli affitti e di tanti altri enti locali. La domanda è come mai la Regione siciliana non riscuota somme per un ammontare così ingente a fronte di una situazione di illiquidità e di oggettive difficoltà finanziarie. Prendiamo un esempio sul caso del credito che la regione Sicilia vanta verso lo Stato di cui parla Grillo: che succede se la Regione iscrive a residuo attivo somme spese in attività inutili e clientelari, imputandole al Fondo per le aree sottoutilizzate? Può succedere che il governo non riconosca questo tipo di credito (200milioni di euro), perché i fondi Fas possono essere utilizzati solo per investimenti. Ecco come una spesa pazza può trasformarsi in un residuo attivo e quindi in un credito inesigibile. Ovvero, in un debito occulto. E a quanto ammontano questi crediti fittizi? Impossibile dirlo.

Movimento 5 Stelle, il programma per la Sicilia: buoni propositi ma niente ricette

  lunedì 22 ottobre 2012 

Il commento punto per punto del programma del Movimento 5 Stelle per le elezioni siciliane.

Il miglior servizio politico che può essere reso alla collettività, durante lo svolgimento delle campagne elettorali, è quello di presentare programmi politici chiari e realizzabili. L'elettore che non ha ancora deciso chi votare, complice una cronaca giudiziaria quotidiana che sembra dire “al peggio non c'è mai fine”, è sommerso da una valanga di slogan-motti-imprecazioni e volti (noti e meno noti) che sicuramente non lo aiutano.
Questa è la situazione nella quale si trova l'elettore siciliano “non schierato” chiamato al rinnovo dell'Assemblea Regione Siciliana il prossimo 28 ottobre. Possiamo però provare a simulare esaminare la praticabilità delle proposte programmatiche. Gli unici vincoli esterni che dobbiamo dare al nostro modello sono due: il primo è quello della governabilità (la proposta politica esaminata deve conquistare almeno il 51% dei consensi); il secondo, non può essere modificata in meglio la situazione economica post-elezioni. Essendo il nostro modello una rappresentazione semplificata della realtà, anche i vincoli di quest'ultimo devono essere altrettanto semplici: non devono prese in considerazione alleanze politiche “strane” tra forze diverse. Inoltre, non dobbiamo inserire nel nostro modello variazioni positive del quadro economico generale.
Discutendo nello specifico della Sicilia, il primo vincolo è più un augurio che una condizione. Il Governo Lombardo è stato un fulgido esempio di “gattopardismo”. Riguardo al secondo vincolo, non corriamo certo il rischio di “svilupparci” all'improvviso. Poichè dobbiamo capire cosa c'è di nuovo in tavola, non possiamo che analizzare la proposta politica del Movimento 5 Stelle Sicilia limitandoci al capitolo “sviluppo – economia” (leggi il programma)
Perché Grillo? Non sarà un furbesco tentativo di portare l'acqua al tuo mulino? Domande legittime. Gli altri candidati e rispettivi movimenti politici non sono nuovi, anzi. Abbiamo già avuto modo di “sperimentare” sulla nostra pelle i loro “interessi” politici. Non ci siamo fatti mancare niente: mafiosi, gattopardi e parassiti di ogni tipo. Purtroppo, li abbiamo portati noi siciliani al potere, nessuno li ha imposti.
I “grilli” della Sicilia non sono stati ancora studiati nel loro habitat naturale. Perché analizzare solo le proposte economiche? Perchè sarebbe assolutamente inutile continuare a pensare da "siciliani vecchia maniera". L'economia dell'isola deve trovare a tutti i costi un modo autonomo e sostenibile di svilupparsi.

venerdì 26 ottobre 2012

Grillo: "Chiudono 70 giornali finalmente una buona notizia" (Sicuro Sicuro?)

Grillo ci viene a dire che se chiudono 70 giornali è il trionfo della Democrazia.
Il governo Monti (quello a cui lui dice di essere contro) fa proprio quello che lui vorrebbe: taglia i fondi pubblici alla stampa. 
Che strana coincidenza di vedute e di azioni per due entità che si direbbero contrapposte!

Grillo si lamenta che siamo al 61° posto nella classifica mondiale della libertà di stampa, dice che la soluzione è chiudere i giornali. Certo, come no! Peccato che ora scenderemo ancora a posti più bassi grazie a queste chiusure!

Intanto Casaleggio gongola: aveva previsto che nel 2013 tutta l'informazione srabbe passata su "carta di plastica" ovvero tablet, smartphone, i-pad e kindle. Non vede l'ora di ripresentarsi alle aziende come il grande esperto che trasformerà l'informazione da analogica a digitale e riportare così la Casaleggio Associati a un bilancio attivo.

Poi ci sono gli adoratores del cazzaro. Questi credono che chiudendo i giornali e eliminando i fondi pubblici all'editoria avranno una stampa più affidabile e una migliore gestione del denaro pubblico. 

Gli stolti ancora non hanno capito che se prima c'era la possibilità di avere una stampa a livello nazionale realmente disinteressata e distaccata dalle grandi lobby attraverso l'utilizzo dei fondi statali, adesso avremo invece una stampa totalmente asservita ai grandi imprenditori e al loro denaro da cui d'ora in poi i pochi quotidiani rimasti ancora senza un De Benedetti o un Caltagirone alle spalle dipenderanno sempre e comunque per sopravvivere. 

Nella grande distribuzione non si avranno altre alternative. 
Diffidate dalle stupidaggini che vi ha detto il Fatto Quotidiano: non ci si finanzia solamente con il denaro speso dai lettori in edicola. 
Difatti lo stesso Fatto Quotidiano ha dovuto creare un capitale azionario, mettere in mezzo l'editore Chiare Lettere e fare lobbying allo scopo di vendere il più possibile libri e altri prodotti collegati a questa operazione editoriale.
Per non parlare delle tante generose offerte che riceveranno in privato e di cui non devono rendere conto a nessuno o delle pubblicità (come quella alla berlusconissima Striscia la Notizia) a cui devono necessariamente ricorrere per finanziarsi attraverso i privati.

Se poi qualcuno pensa a una migliore gestione del denaro pubblico a beneficio della popolazione, o a un taglio delle tasse grazie a un taglio dei fondi e quindi della spesa pubblica, se lo scordasse fin da subito.
L'esperienza insegna che o si cambia modo di governare, cioè si cambia la base ideologica su cui si compie l'azione di governo, o si continuerà per la strada attuale. Ossia: taglio della spesa pubblica a fronte di un aumento costante delle tasse.
Le tasse aumentano e contemporaneamente si distribuiscono sempre meno servizi, e quindi sempre meno denaro, a beneficio della popolazione. Per esempio scuola pubblica e sanità pubblica subiscono e subiranno sempre più tagli.
I tagli ai fondi pubblici all'editoria vanno inseriti in questo quadro e non decontestualizzati da questo disegno più grande.

Disegno più grande a cui evidentemente Grillo è favorevole e per cui lavora in tandem con governo, banche, lobby finanziarie e grande imprenditoria per fare in modo che il grosso della popolazione italiana riceve sempre meno welfare e meno tutele da parte dello Stato italiano.

Se lo faccia per incompetenza e ignoranza o per nascosta connivenza con questi nemici dei cittadini italiani, l'uno o l'altro motivo non può cambiare il giudizio negativo su Grillo e sulla sua propaganda distruttiva. Bisogna diffidare di Grillo, Casaleggio e del loro M5S.

Quella che loro chiamano Democrazia Diretta è in realtà la delega più totale, l'affidamento di tutto il potere, in mano a governo (controllato da chi?), banche, lobby finanziarie e grande imprenditoria.
Grillo e Casaleggio sono esperti di Neolingua orwelliana: chiamano democrazia la dittatura, a volte occulta, a volte esplicita, di un ristretto numero di persone. Questo si riflette nelle loro azioni, nel blog di Grillo, nei loro PS ai post sul blog, nella loro gestione del Movimento.

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Grillo: "Chiudono 70 giornali
finalmente una buona notizia"

Il leader del Movimento 5 stelle: "Finora sono stati finanziati dalle nostre tasse per raccontarci le loro balle virtuali"

 Grillo: "Chiudono 70 giornali finalmente una buona notizia" (agf)
 
ROMA - Beppe Grillo brinda alla prospettiva che una settantina di giornali possano chiudere per il taglio di fondi. "Finalmente una buona notizia - ha scritto sul suo blog il leader del Movimento 5 stelle -. Ogni tanto bisogna guardare il grande cielo azzurro e tirare il fiato. Settanta giornali rischiano di chiudere".

martedì 23 ottobre 2012

Sicilia: i candidati di Grillo firmano dimissioni in bianco (Neanche il Piraten Partei era arrivato a questo, chiedetevi il perchè)

In pratica la solita mossa di Grillo e Casaleggio per tenere a bada gli eletti del M5S e fare in modo che facciano sempre come vogliono loro, pena perdere la faccia davanti ai propri elettori.

Elettori che saranno stati preventivamente e adeguatamente manipolati e indottrinati tramite la propaganda del blog, quindi guai a sgarrare da quello che affermerà il sacro verbo del blog.

Infine, se non bastasse la propaganda, le votazioni per le conferme sono anonime e online, in pratica chiunque può votare e basta fare in modo che votino solo persone (o account, tanti tanti account) fedeli a Grillo e a Casaleggio, e il gioco è fatto!

Si fa solo quello che dicono i padroni del Movimento!

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Sicilia: i candidati di Grillo
firmano dimissioni in bianco

Sicilia: i candidati di Grillo <br />firmano dimissioni in bianco
Dimissioni in bianco e soldi al movimento: questo chiedono i 5 Stelle in Sicilia. E su questo arriva la condanna del deputato radicale, presidente della commissione diritti umani dell’Osce, Matteo Mecacci. «Come nei call center», commenta a Pubblico. «Solleveremo la questione all’Osce. Questa è violazione della Costituzione e contro le decisioni della Corte europea dei diritti dell’uomo», spiega.
Il punto è che la via grillina all’elezione è costellata di paletti. Tre per la precisione: i candidati devono essere incensurati, non devono avere tessere di partito, non devono essere mai stati messi in lista per elezioni comunali, regionali o nazionali. In più si impegnano a versare al movimento – o in beneficenza – la parte eccedente il compenso di 2500 euro (tetto massimo di stipendio che si sono dati). E hanno firmato le dimissioni in bianco.

Proprio così: dimissioni in bianco. Intendono infatti rimettere ogni sei mesi il loro mandato nelle mani dei cittadini che avranno così la possibilità di valutare l’operato degli eventuali eletti del Movimento 5 Stelle.
Proprio contro le dimissioni in bianco arriva però la denuncia del deputato radicale – e presidente della commissione diritti umani dell’Osce (l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) – Matteo Mecacci. «Se domenica prossima fossi in Sicilia a monitorare le elezioni per conto dell’Osce dovrei segnalare una grave violazione della Costituzione italiana da parte del Movimento 5 Stelle», dice a Radio Radicale. «Mi riferisco all’annuncio che Grillo ha imposto a tutti i suoi candidati di firmare le dimissioni in bianco dal ruolo di consigliere regionale».

Una pratica, spiega Mecacci, che la Corte europea dei diritti dell’uomo «ha già condannato e che lede il diritto indisponibile di ogni eletto ad esercitare pienamente e liberamente il proprio mandato elettorale». Non manca l’affondo: «Faccio notare come il sedicente nemico della partitocrazia mette così ancora più potere nelle mani dei partiti e non dei cittadini», chiosa Mecacci.

«Se le cose andranno avanti così solleveremo la questione davanti all’Osce», spiega Mecacci a Pubblico. E’ «una violazione dell’articolo 67 della Costituzione», che «esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato». A marzo, racconta il deputato, «sono stato capo della missione elettorale in Serbia, dove le dimissioni in bianco erano richieste da tutti i partiti. Firmate e date al capogruppo». Non è più così ora, dopo l’intervento dell’Osce. Mecacci segnala un altro caso, dalla Slovacchia, portato davanti alla corte europea dei diritti umani. «Anche De Gaulle voleva questo. E’ una cosa populista. Chi è il rappresentante di partito che ha diritto di avere in mano le dimissioni di un collega?».

Paragoni tra cinesi e napoletani

Il Tafanus segnala l'uscita infelice di un giornalista della Rai Piemonte in un servizio su Juventus-Napoli.

Tra i vari insulti razzisti dei tifosi bianconeri scatta anche un "I Napoletani sono come i Cinesi. Te li ritrovi dapertutto"


Dov'è che avevamo già sentito un simile paragone tra Cinesi e Napoletani?
Ah già Beppe Grillo! (alla fine è sempre lui l'unico e originale, diffidate da Renzi e altre simili imitazioni)
Cos'è che aveva detto? Ah già, che i Napoletani fanno prodotti falsi e quindi sono gli unici a poter fare concorrenza ai cinesi (che sono dapertutto e non muoiono mai..of course) con dei falsi "Made in China".

Messaggio sottointeso: quanto sono brutti e cattivi i cinesi e i napoletani sono tutti truffatori e falsari.

Grazie Grillo!


Come andrà a finire la storiella del sedicente giornalista RAI? Ora sospeso, domani reintegrato.
Licenziamento in tronco? Giammai.
Sospensione dall'albo dei giornalisti (se iscritto)? Neanche se ne parla.

E con il nostro politico Grillo, come andrà a finire? Valanga di voti in Sicilia e nel resto del Sud?
Dopo che non ha fatto altro che strizzare l'occhio alla Lega Nord e a parlare bene di Bossi, noto amatore del Meridione e degli Italiani di quelle regioni?

Se andrà così, chi è causa del suo mal pianga se stesso.
Bel paese l'Italia. Continuiamo così!

Un Mazinga a settimana

Pubblicato da SocietàCritica il 19 ottobre 2012

MAZINGA

Download: il_grande_mazinga1.mp3



Piu’ che politici sembrano tanti piccoli Mazinga, che invece di fare qualche riforma ed il bene del paese cercano di abbattere l’Imperatore delle Tenebre dietro l’angolo. E’ un continuo ed un crescendo. Ogni giorno nasce e sorge qualcuno che vuole fare piazza pulita o tabula rasa dell’altro. Un tempo l’odio e tutti i raggi gamma erano concentrati contro i partiti avversari ed abbiamo vissuto il bipolarismo all’italiana senza esclusioni di colpi, oggi l’iniziativa politica e’ in mano al singolo ed al politico mediaticamente forte che cerca di imporsi sugli altri tramite annunci roboanti e colpi ad effetto. Una sciabolata di la’ , una polemicuccia di qua, un indignazioni qui, una protesta di la’ ed il mostro da schiantare e’ servito.

L’ultima ad arrivare in ordine di tempo e’ stata Daniela Santanche’ che ha chiesto di azzerare il Pdl , tutta la classe dirigente e gli organigrammi del partito ( Alfano comprose ) per ripartire da zero ( forse con Berlusconi). Aveva incominciato Matteo Renzi che avendo scambiato le primarie “per la notte dei lunghi coltelli” chiedeva di radere al suolo il quartier generale del partito democratico. Ci prova tutti i giorni Beppe Grillo che da anni bombarda dal suo blog il Palazzo ed acquista ogni giorno piu’ consensi. 

Non e’ piu’ politica sono dichiarazioni di intenti e un po’ di guerra fratricida. Nessun programma, nessun idea, nessuna prospettiva. E’ solo una continua demolizione di quello che siamo e siamo stati. L’ Europa non esiste, i partiti sono tutti marci, le istituzioni sono malate, le regioni non funzionano piu’ , le province non hanno mai funzionato, i politici sono tutti ladri, l’Italia e’ in perenne declino.

“ Via tutti, da Alfano a Cicchitto, da La Russa a Frattini. L’apparato è un cancro. La gente è con me, a via dell’Umiltà sembrano vivere su Marte” sentenzia Daniela Santanche’ con l’obiettivo non troppo nascosto di far esplodere il PDL e le correnti che lo compongono. I suoi colleghi di partito per difendersi l’hanno chiamata “s-fascista!”. Ma non si comprende il perche’ di quella “S” e chi le abbia dato tutta quella visibilita’ ed importanza per lanciare mine tanto destabilizzanti. Se i mille Alfano che possiede il PDL non riescono a parare le bordate della pasionaria di Cuneo il caos nella destra e’ davvero oltre il livello di guardia.

“Vai con la rottamazione” ha gridato Renzi con il suo camper in giro per lo stivale. Ha ottenuto le non-candidature di D’Alema e Veltroni e gia’ si e’ pentito. Oltre a togliere le uniche due persone che mettevano un po’ di contenuti nella zuppa della sinistra ha tolto visibilita’ alla propria campagna per le primarie. Renzi ha avuto quello che voleva e per rimediare, al calo di riflettori adesso punta mestamente al passo indietro della Bindi. Che consolazione e che lungimiranza.

Grillo nel suo cupio dissolvi attacca tutto e tutti, salva solo le 5 stelle del suo movimento. Il suo bersaglio preferito e’ Mario Monti, chiamato Rigor Montis. 
[Che però inizialmente apprezzava moltissimo. Quanto era bravo Monti...Poi si è accorto che per prendere voti era meglio dargli contro. 
Che fini politici sono Grillo e Casaleggio!]  
Pero’ dobbiamo essere coscienti di una cosa. Se oggi ci fosse un governo targato M5S quel numeretto che ieri si attestava a 305 punti e rappresenta gli interessi che paghiamo sul debito schizzerebbe a 600, e dovremmo dichiarare fallimento. 
[Ah, tanto Grillo ha dichiarato che già siamo falliti, e quindi scaricherebbe subito le colpe sui governi precedenti. Il che sa molto di vecchia politica ma tanto i grillini non ci faranno caso.] 
 Stop ai Mazinga che spaccano montagne e partiti. Basta con i rottamatori, i pasradan della verita’ ed i guardiani della rivoluzione all’italiana. Ridateci la politica , qualche riforma e se avanza un po’ di speranza.

DÉJÀ VU (Gli Italiani ancora non hanno imparato...)

ottobre 17, 2012

La storia italiana assomiglia sempre più ad una scenografia pulp di creativi a corto di idee…

La trama è sempre quella: un assortito gruppo di pirla viene imprigionato (rigorosamente a sua insaputa) in un eterno loop temporale, ripetendo sempre le stesse azioni reiterate fino allo sfinimento.  

I più fantasiosi sono convinti di vivere in una realtà virtuale, sotto il controllo occulto di entità segrete e onnipotenti, che chiamano con un nome diverso a seconda delle paranoie individuali e la mania del momento: Superiori sconosciuti… Illuminati… neo-Templari… Rettiliani… Sinarchia… Priorato di Sion… Bilderberg… Trilateral… Ultimamente, si è aggiunta all’elenco anche la ‘misteriosissima’ Chamber of Commerce in Italia..! 

Intrappolati in questo presunto universo parallelo, degli inconsapevoli cazzoni scalciano come un grillo, cercando di arrivare al bandolo della matassa senza mai capirci un granché. Solitamente, si confidano sempre con le persone sbagliate, peggiorando ulteriormente la situazione; salvo poi affidarsi fideisticamente ad un messia, pronto a stupirli con effetti speciali e trucchi da baraccone circense, nell’illusione che la realtà possa essere diversa da quella in cui sono confinati e le responsabilità sempre di qualcun altro (la “casta”).

 

I want to believe! Tutti copioni già visti in TV, per la ruminazione lenta ma efficace di un popolo di alienati: “X-files”… “Il tredicesimo piano”… “Dark City”… “Matrix”… “Lost”

 

In alternativa, c’è la variante tradizionalista particolarmente apprezzata tra i prostatici in camicia nera e vecchie nostalgiche delle televendite. Trincerati dietro il recinto del loro piccolo mondo antico, vivono nella migliore delle realtà possibili che sarebbe perfetta se non fosse costantemente minacciata da orridi invasori alieni, di solito provenienti da rossi pianeti, nell’incombente minaccia bolscevica. Titoli consigliati: “La Guerra dei Mondi”… “L’invasione degli ultra-corpi”… “Il villaggio dei dannati”… passando per tutta la fantascienza anni ’50.

 

Diversamente, il loro luogo ideale è un centro commerciale, assediato da orde mostruose che vogliono portargli via la ‘robba’ spolpandoli fino all’osso: agenti del fisco, kommunisti, gay, terroni, immigrati, islamici, negri, zingari… dove il ‘male’ è sempre una “cosa dall’altro mondo”, che ti contamina e ti possiede contro la tua volontà.
Filmografia di riferimento: George A. Romero e gli
zombies, ma con un occhio di riguardo al cinema di John Carpenter.

 

Usciti dal gabinetto delle loro ossessioni, i più intraprendenti si costruiscono la fabbrichetta, riciclando i soldi della mafia. E si rilassano con le gare di burlesque. Da vecchi, grazie alle magie del viagra, partecipano alle orge con dittatori africani e nipoti d’Egitto.

 

Alla peggio, finiscono in crociera con Sallusti e Santanché, senza nemmeno la speranza di uno Schettino al timone della nave.

In tutti i casi, l’eroe ideale è un mercante di sogni con l’etica di Wanna Marchi e il dinamismo di un venditore porta a porta.

E così, alla fine del ciclo, il giro ricomincia come in una nuova giostra, curiosamente, a rotazione grossomodo ventennale, se si esclude la lunga parentesi democristiana: giolittismo; mussolinismo; craxismo; berlusconismo… e sotto a chi tocca!

Il 2013 come il 1993. Tangentopoli vs Tangentopoli: ladroni diversi, stesse ruberie. E soprattutto stessi elettori, stessi italiani, stessi vizi, stessa delega in bianco al demiurgo di turno. Si ritrova l’eterna predisposizione ad accodarsi in branco, sul tracciato dei luoghi comuni e degli stessi pensierini elementari di sempre: Nuovo=buono; Vecchio=cattivo.   

Tutti contro i ‘partiti’, sentina di ogni vizio. Per evitare scomode identificazioni, nel 1993 vennero presentati dei “club”… ci si illudeva fossero rotary… coordinati in associazione la chiamarono “Forza Italia”. Col tempo si scopri che erano spelonche di predoni. Nei villaggi della pedemontana si misero elmi cornuti con la camicie verde e si inventarono uno nuovo stato, ritrovandosi un Re con badante ed un Trota per delfino.  

Oggi tutti si chiamano ‘movimenti’: spuntano più copiosi dei grappoli di emorroidi tra le natiche di uno stitico, per tanti one man show e una folla plaudente a chi la spara più grossa.