lunedì 3 settembre 2012

Perché i giornalisti non parlano del programma del M5S?

By Simone Spetia on 
Oltre a tutta la tirata sull’istigazione all’odio, Beppe Grillo attacca i giornalisti perché non parlano del programma del Movimento 5 StelleIl motivo è molto semplice: non è un programma. Alcune di queste idee sono buone, altre discrete, altre pessime, altre ancora imbarazzanti, ma il risultato complessivo è quello di una chiacchiera da bar riportata in una quindicina di pagine. Anche in alcune di quelle che apparentemente sono le cose più interessanti, si può nascondere un’idiozia. Ci sono errori formali, sostanziali e persino linguistici. Ma soprattutto è un’accozzaglia di idee, senza la minima indicazione di come queste idee possano essere attuate e nella quale si riduce tutto a slogan. E gli slogan, si sa, tendono a far dimenticare le implicazioni delle cose di cui si parla.
Prendete l’idea delle “Leggi rese pubbliche on line almeno tre mesi prima della loro approvazione per ricevere i commenti dei cittadini”. Ora, immaginiamo che un esecutivo, in condizione di emergenza finanziaria del Paese, debba approvare una patrimoniale
(che teoricamente a quelli del Movimento 5 Stelle potrebbe piacere). Nel giro di tre mesi non solo i grandi patrimoni si trasferirebbero all’estero, ma presumibilmente lo farebbero anche i loro proprietari, con buona pace della trasparenza. La patrimoniale, naturalmente, è solo un esempio fra tanti.
Sull’energia mi limito a notare che, su nove punti, sei contengono la parola “incentivazione”. La quale, come è noto, si fa con risorse finanziarie. Le quali, come è noto, sono assenti.
Sull’informazione il primo punto prevede l’accesso gratuito alla rete per ogni cittadino italiano. Sarebbe meraviglioso. Ma in che modo? E gli operatori privati del settore, dietro i quali ci sono imprenditori e/o azionisti e migliaia di lavoratori che fine fanno?
Depenalizzazione della querela per diffamazione e riconoscimento al querelato dello stesso importo richiesto in caso di non luogo a procedere (importo depositato presso il tribunale in anticipo in via cautelare all’atto della querela)” [La querela è un atto penale, non si può depenalizzare. E poi se qualcuno diffama davvero che fai, lo mandi liscio e tranquillo? Lo chiede un giornalista, eh, uno di quelli che semmai rischia di essere tra i diffamatori]
Abolizione della legge Biagi. Ok, non siete i primi a sostenere che vada fatto. Ma non è chiaro se si ritorna alla legislazione precedente (che era la Treu) o a quella ancora precedente. Ripristinando, magari, norme di vent’anni fa in un mondo del lavoro che è cambiato radicalmente. Qua, ancora una volta, manca completamente la proposta.
Poi c’è tutto il pacchetto economico, dove ci sono tante idee interessanti (l’idea di introdurre strutture di reale rappresentanza dei piccoli azionisti, l’abolizione delle cariche multiple e degli incroci azionari), affogate però in un mare di boiate:
C’è un tetto agli stipendi dei manager delle aziende quotate in Borsa, anche non pubbliche, quando se un’azienda è privata ha tutti i diritti di pagare dipendenti e manager quanto gli pare.
C’è l’abolizione dell’istituto delle stock option, forse perché la parola richiama all’orrida corruzione del mondo finanziario. (il denaro si sa, è sterco del demonio)
Si vogliono “favorire le produzioni locali”, sostenere le “società no profit” (società?), “impedire lo smantellamento delle industrie alimentari e manifatturiere con un prevalente mercato interno” (qualsiasi cosa voglia dire), ma non viene spiegato come.
Infine, capolavoro della lingua italiana, “Disincentivi alle aziende che generano un danno sociale (es.distributori di acqua in bottiglia)”. Non ho capito, giuro.
La parte trasporti è piena di splendide intenzioni: piste ciclabili, potenziamento mezzi pubblici, banda larga in tutto il Paese, incentivazione al telelavoro, sviluppo delle tratte ferroviarie legate al pendolarismo. Ma avete notato? Sono tutti provvedimenti di spesa e non c’è la minima indicazione di dove si reperiscano i soldi. Forse al punto 5, “Introduzione di una forte tassazione per l’ingresso nei centri storici di automobili private con un solo occupante a bordo”, ma questo ha più l’aria di un disincentivo: serve a togliere queste auto dalle strade.
Chiacchiere da bar, appunto. Si parlerà del programma quando Grillo ne avrà uno.