lunedì 3 settembre 2012

Nella guerra tra comici, Benigni esce vincitore

Scritto da il 30 agosto 2012
grillo benigni e1346263155748 Nella guerra tra comici, Benigni esce vincitoreE’ botta e risposta tra Beppe Grillo e Roberto Benigni. Il primo – piccato come sempre accade quando si sente attaccato – punge il secondo (pur senza nominarlo) per la sua partecipazione alla Festa democratica di Reggio Emilia. Ed era stato proprio Benigni, con tono scherzoso, a chiamare in causa il comico genovese citando un improbabile fax zeppo di “vaffa”, “fascisti” e “pidduisti” sproloquiati all’indirizzo del Pd. Una battuta che però non è piaciuta al Grillonazionale che ha sùbito contrattaccato usando un argomento sensibile per il grande pubblico: i soldi.

“Gli artisti invitati sul palco – si chiede Grillo – lo fanno per solidarietà verso il pdmenoelle o a fronte di un ricco cachet? E questo cachet a quanto ammonta? Domande perdute nel vento, blowing in the wind…”. E ancora si domanda: “Ma quanto esattamente? Con che soldi sono organizzati? Forse – chiede – quelli del finanziamento pubblico o grazie alla generosità di imprenditori “amici” e disinteressati, tipo Riva (il proprietario dell’Ilva di Taranto, ndr) per intenderci?”.

Il gioco è sottile e il colpo basso, ma il messaggio è chiaro: gli italiani hanno dovuto coprire le spese per il cachet di Benigni. Soldi pubblici. O peggio: Benigni è venduto ai potentati imprenditoriali. Immediata la smentita del diretto interessato: “Per abitudine – ha fatto sapere Lucio Presta, portavoce di Benigni – non prendiamo soldi dai partiti e anche questa volta non abbiamo incassato nulla dal Pd, ma dai biglietti venduti per lo show. Nel mondo dello spettacolo se c’è gente che viene a vedere l’artista e paga, incassiamo, altrimenti no. Non c’è nessun minimo garantito. Se poi Grillo vuole discutere di cachet, anche del suo, naturalmente – conclude – sono sempre pronto a incontrarlo”.

Ma il discorso di Grillo non sta in piedi anche per un altro motivo
: la comicità di Benigni spesso ha colpito la politica – e Grillo, è innegabile, fa politica dal suo podio – e lo ha fatto sempre senza sconti verso chicchessia anche sulle reti RAI, queste sì, finanziate con i soldi pubblici. Agli italiani stava bene, anzi, le performance del comico fiorentino facevano registrare il “tutto esaurito”.

Adesso – ma questo forse Grillo lo dimentica – anche il Movimento 5 Stelle di cui l’altro comico – quello genovese – fa da araldo, è sceso in politica e inevitabilmente sarà bersaglio della satira. Che non dovrebbe essere zittita con gli isterismi del “quanto guadagni” o del “chi ti paga”, ma incoraggiata in quanto espressione di libertà d’espressione. Qualcuno lo ricordi anche a “Beppe”: si turi il naso e si faccia una risata.