lunedì 24 settembre 2012

Le strane idee sull'economia del M5S: Euro e Scec

Lo scec è una fregatura. Leggete di seguito (articoli e commenti).

Il grillino anti-euro Pizzarotti introduce gli Scec, ma alla fine sono solo un buono sconto

 Alla fin fine si tratta di un buono sconto. Ma l'enfasi del nuovo e la ricerca di un'alternativa all'economia reale ne hanno già decretato il successo virtuale come nuova moneta-non-moneta. La giunta grillina di Parma ha messo sul tavolo il sistema degli Scec, come formula di pagamento nel commercio al dettaglio in città. In pratica l'idea è questa: si fa un acquisto, si paga in euro e oltre alla merce si ricevono dei biglietti di carta tipo buono-sconto denominati Scec (acronimo di "Solidarietà ChE Cammina") che in successivi acquisti potranno essere usati come forma di pagamento parziale: ossia su un bene di valore 100 il commerciante potrà applicare uno sconto dal 5 al 30%, incassando, ad esempio 95 euro, in moneta sonante e 5 euro in scec.
A tutti gli effetti uno sconto incondizionato e non convertibile in euro. Altre applicazioni degli Scec (tipo baratto) saranno studiate in seguito.

Per ora se ne comincia a parlare. Il Movimento 5 Stelle ha tenuto un incontro tra i propri aderenti per lanciare l'idea (ad occuparsene è il consigliere comunale Mirko Zioni) e l'assessore al commercio, Cristiano Casa, presto convocherà le associazioni di categoria per illustrare il progetto. Dal canto loro Ascom-Confcommercio e Confesercenti si dicono pronte a prestare attenzione: in un momento di crisi non si scarta a priori nessuna idea che possa rilanciare i consumi. Casa non ha fretta: per funzionare bene il progetto deve avere un circuito ampio di negozi aderenti e questo richiede tempi lunghi.

Scec è l'acronimo di "Solidarietà che cammina", il suo promotore è Pierluigi Paoletti, analista finanziario presidente nazionale dell'Arcipelago Scec, che è uno dei consulenti gratuiti del sindaco Federico Pizzarotti. La moneta-non moneta è già in corso di sperimentazione in una zona di Roma (IV municipio), a Crotone (dove domani si terrà un dibattito su questo tema), a Napoli e in Toscana, con diversi nomi. L'idea originale è di Rob Hopkins che ha fondato il movimento delle Transition Towns (sarà a Parma a parlare il 24 settembre) che nella cittadina inglese di Todnes ha introdotto uno speciale "pound" per pagare i prodotti agroalimentari locali a km zero, in modo da incentivare la filiera corta.
Beppe Grillo si è innamorato dell'idea e ora il sindaco Pizzarotti proverà a metterla in pratica con l'intenzione di farne un grande volano politico. Certo molto dipenderà dai risultati pratici. Come detto si tratta di uno buono sconto e, a parte la cornice solidale e politica, non è molto dissimile da un'iniziativa commerciale classica, quale ad esempio quella delle Poste Italiane con il circuito Postepay.
Fonte: Sole 24 ore
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Arriva lo “scec”, nuova moneta locale?

scec
Nuova moneta sì, nuova moneta no. Prima l’annuncio e poi la smentita sull’introduzione a Parma dello scec, la valuta locale che il quotidiano economico Italia Oggi, ha dato prossima alla messa in circolazione da parte del Comune per calmierare i prezzi con un’azione dal basso, confermata da un’intervista all’assessore Cristiano Casa. Che però stamattina smentisce: “Non ho mai rilasciato dichiarazioni al quotidiano – dice – le frasi che mi si attribuiscono sono corrette, ma non le ho dette io”. E comunque lo scec deve aspettare: “È ancora presto per parlare di un’introduzione vera e propria dello scec a Parma – prosegue l’assessore – lunedì sera c’è stato un incontro interlocutorio con cittadini e commerciati vicini al Movimento 5 stelle per valutare la fattibilità del progetto che fa parte del nostro programma. Uno strumento che rivitalizzerebbe l’economia locale, il commercio del nostro centro storico, di vicinato”.

LO SCEC – Se venisse introdotto lo scec, i parmigiani, oltre agli euro, avrebbero in tasca delle nuove banconote di carta colorate – con tanto di simboli, valori e sistema anti-falsificazione – da usare nei negozi e negli esercizi pubblici aderenti a un circuito di scambio (pagando una quota associativa di 10 euro e 10 scec all’anno). Lo scec ha un cambio di 1:1 con l’euro. Non è convertibile e può essere usato solo insieme alla moneta ufficiale, come percentuale sulla spesa totale.

In pratica la nuova moneta funzionerebbe così: nei negozi aderenti il cliente paga in euro il prezzo pieno del prodotto, e riceve in scec tra il 5 e il 30% di quanto ha speso. Potrà poi usare la seconda valuta con un altro accettatore di scec, e così via. In città ci sono già alcune attività commerciali pronte ad accogliere l’arrivo della nuova moneta. Sul territorio è attivo anche il rappresentante dall’associazione Arcipelago Scec, il distributore ufficiale dei buoni economici. Chi si iscrive ne riceve subito 100.

“Con lo scec – spiega sempre l’assesore Casa – da una parte i cittadini aumenterebbero il loro potere d’acquisto, dall’altra i commercianti i loro affari. Dove è arrivata questa moneta alternativa ci sono stati buoni risultati”. Passo successivo, altri incontri con la cittadinanza: “La nostra filosofia è condividere le cose – dice l’assessore al Commercio – per questo ne parleremo prima con le associazioni di categoria e parmigiani”.

“CI INFORMINO” – Diffusa la notizia, i primi commenti arrivano dalla Confesercenti. “Non sappiamo nulla di questo progetto, ancora nessuna comunicazione ufficiale – spiega Stefano Cantoni dell’associazione che raggruppa le piccole e medie imprese del territorio – a priori può essere un’idea interessante, ma vorremmo capire i dettagli: in che maniera può essere praticabile e che vantaggi porterebbe a chi compra e chi vende. Mi sembra – aggiunge – che sia un esperimento più facilmente sperimentabile in piccole realtà, Comuni dove sono poche le attività presenti. Ma siamo aperti alla novità: potrebbe portare un qualcosa in più agli scambi economici”. (a.trentadue)


Fonte: Comune a 5 stelle

Commenti:

Lo SCEC è un tentativo (partorito alquanto male) di far pagare meno tasse (sugli utili) ai commercianti di Parma (infatti gli SCEC guadagnati e poi rispesi non vengono dichiarati nelle tasse).

Il problema è che, oltre a puzzare di evasione fiscale, lo SCEC non è convertibile in Euro.

Cosa succederà quando prenderà piede e verrà adottato su larga scala? Qualcuno si ritroverà con il cerino in mano cioè pieno di carta straccia con cui non potrà acquistare nulla.

Alcuni utenti spiegano molto bene il meccanismo nei commenti qui sotto (in particolare i commenti di PERCHE' LO SCEC E' UNA FREGATURA).


Un commento da: Movimento dei caproni forum

settembre 15, 2012 at 12:01 pm #1343

Caprone
Key Master

@ inoki
ma poi il commerciante ti fà pagare l’iva sul prezzo intero o scontato? quando fa la dichiarazione dei redditi ci scrive di aver guadagnato 10000€ + 2000 scec o solo gli euro? a me sembra solo un modo per evadere.

La risposta in questo articolo:

A Roma pagano in “scec”, moneta inventata: il 20% del conto in euro…e in nero

di Alessandro Camilli

ROMA – “Buongiorno, due cappuccini, due cornetti ed un caffè, quanto le devo?”. “Sono 5 euro”. “Ma io ho gli ‘scec’..”. “Allora sono quattro euro e uno ‘scec’”. Molti di noi, ascoltando una simile conversazione alla cassa di un bar, resterebbero come minimo stupefatti. Eppure, almeno a Roma, una conversazione siffatta non è cosa così rara. Sono infatti già migliaia le persone che utilizzano gli “scec” e ben 238 gli esercizi commerciali che li accettano. Ma cosa sono questi “scec”? Sono una moneta alternativa e complementare, eticamente corretta secondo chi li usa e li promuove, a fil di legge e meritevole di inchiesta secondo la la Guardia di Finanza.

Il fenomeno “scec” non è nuovissimo, ha già spento le sue due prime candeline e, anche se non velocissimamente, è in continua espansione. Gli “scec” hanno l’aspetto dei soldi del monopoli, grossi e colorati, e per ottenerli basta registrarsi gratuitamente su un sito internet. Una volta entrati in possesso dei propri soldi alternativi il più è fatto. Per usarli basta a questo punto andare in un esercizio commerciale che li accetti e una parte del conto, pari solitamente al 20%, la si potrà pagare in scec. Anche se lo scontrino sarà battuto solo sulla parte in euro. E proprio qui si nasconde la grana, cioè il problema.

Chi gli scec usa, chi li ha inventati e chi li promuove, li descrive come una moneta alternativa, slegata dallo spread, dalla banca centrale europea, eticamente corretta e utile a far rimanere i soldi sul territorio. Non a caso le grandi compagnie, quelle che poi “spostano i profitti all’estero” secondo i cultori degli scec, non accettano questa colorata moneta. Inoltre gli scec, essendo gratuiti, aiutano a ridurre i prezzi e far sentire meno la crisi a cittadini e commercianti che pagano tutto con un sostanzioso sconto. Bello, bellissimo.

Peccato, perché battere moneta è una prerogativa dello Stato, ma anche e soprattutto perché gli scec alimentano, volenti o nolenti, un naturale mercato nero. La Guardia di Finanza, su richiesta del ministero del Tesoro, sta indagando. Ma non è in questo caso l’indagine di uno Stato cattivo che vuole mettere i bastoni tra le ruote a dei volenterosi cittadini che si organizzano per meglio affrontare la crisi. Il lato oscuro degli scec sta nello scontrino non battuto.

Per quanto in buona fede il mancato scontrino rappresenta il mercato nero. Il barista che accetta il 20% del conto in scec, così come il grossista che rifornisce i ristoranti e accetta anche lui le nuove monete, sottraggono non solo al fisco, ma all’economia reale il 20% degli introiti. Che in altri termini significa, oltre a 20% di tasse in meno, anche 20% di contributi in meno ai lavoratori ad esempio.

Significa, banalmente e ovviamente, 20% di economia nascosta, con benefici immediati per chi paga meno il cappuccino come per chi paga meno tasse ma, come ogni forma di evasione, per quanto eticamente corretta possa sembrare, con benefici zero sul lungo periodo. Quel 20% di risparmi è fatto togliendo soldi alla Stato, alla comunità, cioè a tutti. Togliendo soldi proprio a quel territorio che i promotori degli scec vorrebbero difendere facendovi rimanere i soldi.

Inutile ripetersi, ma nascondere il 20% dell’economia solo apparentemente sembra un risparmio ed un vantaggio, mentre è in realtà una perdita perché significa meno soldi per strade, scuole, assistenza sanitaria a via dicendo. Nonostante siano probabilmente animati dalle migliori intenzioni, gli scec, altro non sono che una nuova e diversa forma di economia sommersa, anche se galleggiano alla luce del sole. A Roma di sicuro e, raccontano, anche in altre città, soprattutto del Sud.

15 giugno 2012 14:40 | Alessandro Camilli



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Il referendum sull’Euro è contro la Costituzione

Pubblicato il 15 settembre 2012 da 
 Ebbene sì. L’ottimo Fabio Scacciavillani, dal suo blog sul Fatto Quotidiano, fa notare ai leghisti e ai guru che esiste l’articolo 75 della Costituzione, secondo cui “Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali”.

Eh già, piccolo particolare ignorato dagli ignoranti. Cioè da tutti quei politici e guru ciarlatani che, dal pulpito della loro ignoranza, chiedono a gran voce un referendum sull’Euro. Inammissibile perchè incostituzionale.
Ma cosa volete che sia la Costituzione per uno che vuole fare “la Norimberga dei partiti”: “…quisquilie come il dettato costituzionale non hanno mai scoraggiato i venditori di pozioni miracolose, i cyber santoni e i pifferai magici”


Nel frattempo Scacciavillani ci dà una lezione di realtà, come anche hanno fatto politici Europei prima di lui, riguardo a un tale referendum.
Se provassimo a indirlo, ci sarebbe talmente tanta paura sui mercati che ci ritroveremmo falliti molto prima di vedere le urne elettorali con il binocolo.
E di conseguenza ci sarebbe un’uscita estremamente disordinata dall’Euro, assolutamente devastante.
Simpatiche le frasi riguardo la svalutazione e l’acquisto di beni esteri: “Quella è roba che si paga in dollari o in euro, non con i pronunciamenti allucinati sui siti web o le grida isteriche profferite da labbra siliconate nei talk show”.

Riguardo l’eventuale aumento dell’esportazione (a chi, se tutti falliscono?): “Forse con la svalutazione gli esportatori ritroveranno il nirvana, come credono gli ebeti, ma voi avete un salario da statale, una pensione, un negozietto, o lavorate in una piccola impresa di servizi, e quindi gli eventuali benefici, se mai si materializzeranno, vi toccheranno solo marginalmente e dopo chissà quanti anni”.
Ma prima o poi “anche i cervelli candeggiati delle irriducibili trote berluschine a 5 Stelle intuiranno la situazione”.

Insomma, veramente un bel pezzo, che vi consiglio di leggere integralmente (link a inizio post). Tra l’altro viene scritto su un blog del Fatto Quotidiano, quindi finalmente una voce seria e dissonante, e non i soliti improvvisati santoni no-Euro.

Santoni che del resto non sono mai arrivati a un metodo che possa permettere a un paese di uscire dall’Euro, nè nessuno è mai riuscito a trovare un metodo che permetta di evitare il fallimento e qualche bell’annetto buio.

Ah, curiosità: lo sapevate che gira voce che l’Argentina stia per fallire di nuovo?
Uno zuccherino a chi trova l’articolo più dettagliato, aggiornato e autorevole riguardo la situazione Argentina.

P.S.: l’utente marcobaldi è diffidato dal bombardare i commenti del Fatto Quotidiano con la sua ignoranza sesquipedale.

Fonte: Movimento dei caproni

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