giovedì 6 settembre 2012

La politica del Grillo

Quale politica estera, Mr. Grillo?

5092012
imageUna delle ulteriori domande da porgere al Signor Grillo è questa: che orientamenti ha in materia di politica estera?
Vuole la fuoriuscita dell’Italia dalla Nato?
È amico di Israele?
Cosa intendeva affermare quando ha elogiato gli estremisti di buonsenso (parole spese a favore di Ferrando)?
Esistono secondo lei, per caso, dittature buone e dittature cattive?
Cosa pensa, realmente, dei regimi teocratici?
Sul suo blob-blog ha manifestato oscillanti idee che vanno dal veterocomunismo, passando per l’area no-global, senza disdegnare qualche incursione tra le teorie del mondialismo, il tutto condito con una dose di antisionismo che -  nella confusione, intenzionale o per ignoranza, tra ebrei e israeliani – sconfina in un apparente larvato antisemitismo. Teorie, peraltro, rinnovate nella famosa (o famigerata) intervista rilasciata al quotidiano Yedioth Ahronoth.
Nella lettera aperta, indirizzata a Martin Schulz, si definisce democratico senza ulteriori aggettivazioni.
Ci faccia capire che tipo di “ispirazioni” ha.
Per quale ragione il suo impeto antiparlamentarista sente l’urgenza di attingere a piene mani dal frasario fascista (il dicorso del bivacco) e dal manifesto nazista (Mein Kampf)?

E, soprattutto, ci spieghi a quale altro fervente ed autentico democratico, sarebbero mai venuti in mente, giusto per citare due esempi tra gli altri, inni di questo genere:
Adolph Gibson
Il sonno della ragione

[Articoli del 2006. 
Sono anni che Grillo non nasconde il suo filonazismo, come non lo ha mai nascosto la Casaleggio Associati (vedi video di Gaia). Semmai lo camuffa, per farlo sembrare un inno alla democrazia e alla libertà del popolo.
Siamo davanti alle solite vecchie tattiche fasciste: apparire di sinistra ed essere in realtà di destra, recuperare alcuni discorsi rivoluzionari (ma solo esteriormente) per far sprofondare un paese nella reazione. Il tutto per immobilizzare i fermenti sociali che iniziano a diventare esplosivi e per congelare la stratificazione sociale.
A favore di chi? Di coloro che già mangiano la fetta più grande della pagnotta! (Tranquilli: non sono i parlamentari corrotti politicanti, i pesci piccoli. Giusto per chiarire).
Le masse, ignoranti e inconsapevoli, crederanno in qualche modo di partecipare ad una rivoluzione o qualcosa di simile. 
In realtà collaboreranno alla loro soggiogazione e al loro sfruttamento, sfogando il loro sentore di oppressione e i loro sentimenti d'insoddisfazione in qualche rito collettivo, adunata o militanza propagandista o, come nel presente, sull'innocuo web, sentendosi così appagati in qualche modo.
Il sonno della ragione riporta un brano ripreso dal Mein Kampf di Adolf Hitler. Tutti possono vedere molto bene a chi si ispira Grillo quando si tratta di attaccare l'istituzione dal parlamento e le altre istituzioni dello stato.
Alla fine fu Stalin a sconfiggere Hitler. Dobbiamo aspettare un altro Stalin?
Possibile che i popoli da soli non siano in grado di disarcionare i loro volenterosi capetti alla Hitler prima che facciano troppi danni a loro e agli altri?]
 Fonte: Postideologico
Un commento:
Sendivogius 
Temo siano domande destinate a rimanere senza risposta… Sostanzialmente credo non lo sappia neanche Lui: vive alla giornata, improvvisa, recita a soggetto. In fondo, il Profeta ha detto che la politica estera gliela spiega il suocero iraniano.
Ormai vive in una sorta di stato confusionale. Non credo che ci sia malizia. Il problema è che deve riempire il suo blog avendo ormai esaurito gli argomenti e senza avere gli elementi culturali per approfondire davvero una qualsivoglia tematica. Perciò pesca alla rinfusa nel suo immaginario personale, solletica suggestioni diffuse e aspirazioni confuse, nelle reminescenze sbiadite del passato, usando quello che gli passa per la testa sul momento e confidando sullo stato di adorazione di molti suoi fans.
E’ una fase transitoria e come tutti gli innamoramenti è destinato scemare nel tempo. Vedrai quando i “grillini” inizieranno a smaltire la sbornia…
Se non inventa qualcosa di nuovo e la Casaleggio non corre in suo soccorso con qualche idea davvero originale, penso che il fenomeno Grillo si sgonfierà per sfinimento e noia prima della prossima primavera, non superando l’inverno. Se il M5S sopravviverà al suo stanco inventore, forse se ne potrà anche cavare qualcosa di interessante… Personalmente sono assai dubbioso in merito, ma magari qualche elemento capace, in grado di aprire gli occhi e camminare con le sue gambe, (se vale) ci sarà pure.
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The absolute ruler del Mo’ Vi Mento

4092012
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Quel che non piace, e che suscita forti perplessità, degli adepti Cinque Stelle, è l’atteggiamento e l’identico linguaggio fideistico che si può ritrovare scorrendo i commenti che seguono ogni “Comunicato politico edittale” del loro absolute ruler.
Il post berlusconismo ci aveva spinto a credere che, la versione personalistica delle aggregazioni politiche (nella loro veste partitica o in altre forme organizzative), fosse ormai superata e che, gli “italiani bravaggente”, si fossero resi immuni dagli innamoramenti folgoranti verso gli illuminati portatori di nuove palingenesi.
Lo scenario che, presumibilmente, caratterizzerà la Terza Repubblica, si apre, invece, senza alcuna rinuncia rispetto a questa sorta di Khomeinismo o Khameinismo politico in salsa italiana (il riferimento è, volutamente, non casuale!).
Ancora una volta, anche in virtù di un diffuso e indiscriminato disgusto verso il regime, senza alcuna eccezione, l’incanto che rende ciechi – e ottusi – continua ad esercitare il suo fascino immortale.
Tutto questo fa parte non già di un’immotivata avversione o dei due minuti d’odio: sono considerazioni e contestazioni, minime, di natura squisitamente politica.
I seguaci del nuovo Mo’ Vi Mento, fingono di non capire, che la portata “rivoluzionaria” del loro novello Dominus, per molti aspetti si tradurrà in lettera morta. Amen (direbbe il nostro). E che questa “macchina del consenso” si attesterà, per ipotesi, al di là dell’enfasi – ancora una volta – tutta mediatica, ad un 7-8 per cento.
È chiaro che, per molti pensatori autonomi, non disposti ad essere eterodiretti, Grillo vince ma non convince. L’area del nonvoto, per esempio, è un osso duro e c’è ben poco da spolpare. In questo senso Grillo si presenta già come erede del vecchio o del  déjà vu che avanza e che ora dirotta la sua fervente fede “pasionaria” nella sua direzione.
Torniamo al tema dell’assetto organizzativo.
I contatti col Mo’ Vi Mento, come da non statuto, sono assicurati esclusivamente attraverso posta elettronica. Il moderno Doge ha, così, istituito la sua personale Boche de Leon nella sua sede e al suo indirizzo (web).
Il contrassegno è registrato a suo nome (e, aggiungerei a sua immagine e somiglianza) e ne detiene, in via esclusiva, i diritti d’uso, marcando, ancor di più, un personalismo che, così, sconfina in a(m)bito padronale. Pure questa è una non novità: ditemi voi cosa ha di diverso rispetto agli altri partiti, al berlusconismo, al bossismo, al dipietrismo. È uno dei tanti “ismi” che si accoda e si associa ai preesistenti.
L’illusionismo che viene diffuso è, però, quello dell’assoluta partecipazione e condivisione nelle scelte. Peccato che, a legger il dibattito rappresentato sulla sua sede sociale, tutti i commenti (che osannano le sue magnifiche sorti e progressive) rientrano, inesorabilmente, nella categoria del soliloquio o del vaniloquio.
Altre volte domina il (cattivo) gusto dell’invettiva, sempre a far da codazzo alla “voce del padrone”, o il vero e proprio linciaggio (che, sovente, accoglie tutto il campionario del sessismo o del machismo). Un “dagli all’untore” verso chi ha osato profanare l’ardente verbo dell’illuminato. Dirsi estranei a questo coacervo di insulti che vengono così espressi in quella sede risulta, pertanto, un tantino arduo. Un fiorir di nemici (del popolo) di sempre ed ex amici da abbattere esposti al pubblico ludibrio o alla gogna via web.
Sono i “cerchi nell’acqua” e nella stampa (rassegnata stampa!) che produce ed ammira dopo aver tirato il sasso (e non so se si compiaccia o meno dell’effetto prodotto). È il far notizia con la sparata (verbale) e con la tecnica dell’uomo che morde il cane. È politica pavloviana che genera, in questa neo-setta, riflessi condizionati e adesione incondizionata al furore e al delirio che, in un’ondata virale (language is a virus) si fanno collettivi. Sono le salvifiche ricette espresse sempre in forma urlata. Le idee-urli atte a suscitare scalpore, tra adesione e sconcerto.
L’illusorio “il Mo’ Vi Mento” lo fate voi, degno del miglior piazzista, in questa commistione ascetico-profetica, trova poi terreno sull’astratta promessa di scelte condivise, senza alcuna garanzia o spiegazione sugli strumenti che saranno utilizzati e sul necessario rispetto delle maggioranze e sulla tutela delle minoranze. Le minoranze, sinora, par di capire, sono soggette a puntuale diffida (come detto in altra occasione).
Si afferma: pubbliche, trasparenti e non mediate saranno le discussioni inerenti tali candidature. E staremo a vedere. Certo è che la neo “macchina del consenso” è strettamente in mano a chi la ha ideata. Quali garanzie di imparzialità offrono i creatori della macchina?
Per quanto concerne, poi, il futuribile rapporto Stato-Cittadini, nel tanto esaltato programma, con assoluta (finta) ingenuità, si prospettano – udite, udite! – Referendum sia abrogativi che propositivi senza quorum. Anche qui vale la regola del “a furor di popolo”. Come nel blob-blog. Nell’utopica (disennata) visione del “a colpi di minoranza”, si presume.
C’è, inoltre, la chimera della discussione parlamentare e del voto nominale per le leggi di iniziativa popolare. O, ancora, le leggi rese pubbliche on line, almeno tre mesi prima della loro approvazione, per favorire e ricevere i commenti dei cittadini.
La politica come un post: la post politica.
Su questi rilievi vuole, l’illuminato, dare risposte plausibili, circostanziate e svincolate dalla facile propaganda disfattista?
Il Mo’ Vi Mento, sull’impronta del “fatto” (del memorabile governo del fare), vanta poi nel suo programma il raggiunto obiettivo dell’abolizione del Lodo Alfano. Peccato che questo risultato sia stato ottenuto a prescindere da lui e dal suo Mo’ Vi Mento.
Gli italiani bravaggente, anche quelli che fingono una loro totale ed assoluta estraneità dopo decenni e decenni di consenso (da loro) tributato al potere (divenuto strapotere) democristiano, craxiano, berlusconiano, al leghismo sedicente diverso dagli altri e rivoluzionario, non si facciano – per l’ennesima volta – ammaliare da personaggi che, spesso non sanno essere persone e si sottraggono al confronto.
Non cedano, senza ragione e senza ragionevoli dubbi, al campionario delle buone intenzioni. Valutino i possibili e prevedibili risultati.
Non credano a chi, indistintamente e in maniera netta, ha una visione in bianco e nero della realtà: da una parte il male assoluto e dall’altra le persone perbene (che non è sempre sinonimo di capaci) che stanno sempre e solo dalla mia parte.
Diceva qualcuno: “chi è convinto di possedere il segreto infallibile per rendere felici gli uomini, è sempre pronto ad amazzarli“.
 Fonte: Postideologico
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Il rischio d’apparire il pupazzo del ventriloquo (quasi una lettera aperta a Beppe Grillo)

3092012
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In tempi recenti Beppe Grillo ha cominciato a lamentare l’animarsi di un linguaggio fattosi più acceso, senza tener conto di chi ha dato fuoco alle micce.
Da qui ad ipotizzare che la forza veemente delle parole si traduca in odio, da cui poi scaturisca la violenza, ce ne corre.
È affermazione, se vogliamo, altrettanto idiota, quanto un’equivalente accusa mossagli contro.
Certo è che definire, genericamente, larve le rappresentanze parlamentari, ispirandosi al discorso del bivacco, non è stato esempio di scuola democratica o del doveroso rispetto reciproco che, solo ora, si invoca e a cui ci si appella.
Così pure la filippica contro i senatori a vita ricordava più la polemica destrorsa, all’epoca dell’ultimo governo Prodi, contro il sostegno che questi ultimi avevano più volte assicurato.
E l’atteggiarsi, ora, a vittima, dopo aver vestito i panni del carnefice, ricorda altre cattive abitudini.
Non si tiran le pietre per poi nasconder la mano.
In senso figurato, quindi, sembrerebbe che, in queste sue ultime doglianze, Grillo appaia più come una specie di pupazzo d’un Berlusconi ventriloquo, anzichè attore politico con un’originalità e una connotazione tutta sua.
L’esordio e lo sdoganamento del vaffanculo, peraltro, non è mai suonato come un gentile invito al confronto. E, anche qui, è ben poca la distanza e la differenza con l’uomo medio dei media che dava dei coglioni agli elettori dello schieramento avverso.
Grillo lamenta, poi, che questa campagna, da lui definita d’odio, evita sempre di tener conto del suo programma.
Anche qui è d’obbligo una piccola puntualizzazione: a volte la sostanza non può prescindere dalla forma attraverso cui viene espressa. E, altrettanto spesso, se la forma ha più il sapore, o il suono, della contestazione indiscriminata, che nulla salva, allora il rischio che si corre è che il programma passi sotto silenzio o, addirittura, non arrivi per niente ai destinatari.
A proposito di programmi, pur non rappresentando queste rivoluzionarie novità epocali, ci sono – ed è fuor di dubbio! – molte riforme di cui il nostro comune paese, reso quasi esanime, ha bisogno ed urgenza.
La perplessità, però, è questa: con chi pensa di poter dar corpo alle sue proposte?
La sterilità di un linguaggio, nemico di tutto e di tutti, rischia di vanificare qualsiasi progetto, rendendolo altrettanto vano e vacuo.
E, d’altro canto, non si può continuare a presentarsi come movimento senza possibili interlocutori. Specie se il dialogo è rifiutato a priopri a causa d’una furia iconoclasta.
A proposito di programmi, tutti gli ultimi governi di quest’Italia, ci spingono ad optare verso un’ispirazione salveminiana. Sosteneva Salvemini: “Il nostro programma non esiste, diviene. Il nostro programma è la realtà stessa che si svolge e si trasforma proiettandosi nel cervello; il quale, essendo parte della realtà, accelererà colla forza della coscienza il processo reale“. O, ancora: “Noi non pretendiamo di rinnovare la faccia della terra; noi non portiamo in tasca la panacea per rifare l’umanità e per guarire tutti i mali; noi vogliamo semplicemente richiamare l’attenzione degli italiani su alcuni determinati problemi che reputiamo, sopra tutti gli altri, gravi, per il nostro paese; problemi che i politicanti della democrazia hanno dimenticato o – peggio ancora – rifiutato di prendere in esame“.
Il recente passato, ma pure quello più remoto, ci spingono, quindi, verso quella stessa conclusione secondo cui il miglior programma è fare meno programmi possibili. Soprattutto perchè frequentemente disattesi.
Sempre a proposito di forma e sostanza Grillo dovrebbe chiarire come intende sciogliere il nodo della gestione sulla futura rappresentanza parlamentare. Specie all’indomani delle polemiche sul presunto dispotismo esercitato sulla sua non associazione.
Il pericolo, caro Beppe, per te e per la democrazia, è quello di imbarcare tutto e il suo contrario.
L’onda lunga dell’ennesimo nuovo che avanza potrebbe, addirittura, stimolare gli appetiti di chi è in grado di realizzare una sorta di opa occulta sul movimento.
È una grande responsabilità ereditare elettorato eterogeneo e di diverse provenienze. E questo è, ovviamente, reso possibile dall’equivoco irrisolto, volutamente furbetto, rispetto alla propria non collocazione nel quadro politico odierno.
Occorre chiarire, inoltre, quale democrazia hanno in mente gli stellati. Al di là di un apparente (perchè così appare!) plebiscitarismo che non ha senso, nè può esistere.
È pari al senso e alla valenza che hanno i sondaggi sul tuo blog. Direi meno di zero. Quella è una raccolta di umori e malumori perfettamente aderente ai tuoi. E, in tutta sincerità, può essere gratificante per il proprio ego o per gloriarsi di quanti la pensano e la vedono come te.
La democrazia, quella vera, e che ha rispetto della Costituzione vigente, è ben altro.
O credi davvero di poter dar vita ad un monocolore?
Ipotizzando, addirittura, Referendum sia abrogativi che propositivi senza quorum.
E, sempre a proposito di democrazia, sul versante web: è anche quella di chi qui dentro solleva perplessità e obiezioni nei tuoi confronti.
Anche questa è democrazia, caro mio, cui s’accompagna il pluralismo e l’eterogeneità.
Ecco, tutto questo – ed altro ancora che c’è da dire e che potrà venire in seguito – non è odio.
È pensiero autonomo dal tuo.
Non è il fideismo che, evidentemente, credevi di poter raccogliere.
E non è neppure, per concludere, e a mò d’esempio, il tuo sondaggio sul peggior Presidente della Repubblica dove ho potuto esprimere decine e decine e decine di voti su un nome che non era quello a te gradito. Così per gioco e per testare l’attendibilità della tua democrazia.
Questo è l’agone politico in cui ti sei buttato, questa è la democrazia partecipativa, questo è il confronto. E, diciamola tutta, questa è internet. Qualcosa che non è a tua immagine e somiglianza.
Non agitare spettri e cerca d’amare di più le semplici regole di convivenza civile.
Le stesse che vuoi ti siano riservate.
Capita, a volte, che la realtà sia assai diversa da come ce la raffiguriamo.
Spero, infine, che non ti sfugga di mano e dalla mente il confine tra ciò che è reale e quel che è virtuale.
Con la massima cordialità possibile e immaginabile.
  Fonte: Postideologico