martedì 4 settembre 2012

Il Punitore

«La storia politica d’Italia è storia piena di tribuni facondi. Dai Gracchi a Cicerone, da Cola da Rienzo a Masaniello, da Imbriani a Mussolini, l’Italia è stata giocata dalla facondia tribunizia. L’Italia è stata, e sarà ancora per molto tempo un teatro, in cui il tenore preferito è passato dalla scena al palco reale, quando non è stato linciato per qualche stecca per essere, poi, portato in trionfo, vivo o morto. Il dialogo con la folla non l’ha inventato Mussolini e nemmeno Giulietti, e nemmeno D’Annunzio. È roba da foro romano. Male antico, il nostro. Del quale bisogna guarire. Fino a quando padroni della piazza saranno i tribuni, il duce sarà immanente nella storia d’Italia.»

 Camillo Berneri
  L’Adunata dei refrattari
 (28 Marzo 1936)

Per quanto ci piaccia aspirare a standard piuttosto elevati nella scelta delle tematiche, mantenendo un minimo di decoro culturale, è giusto dedicarsi di tanto in tanto ad argomenti leggeri, stemperando una certa tensione ideale. Pertanto, oggi ci occupiamo di ensiferi nella loro dimensione antropologica… 
 Con la consueta eleganza che da sempre ne contraddistingue l’eloquio pacato e gentile, il
 rag.Giuseppe Grillo da Genova, ex cabarettista con ambizioni da profeta, sul suo blog ci regala un pezzo magistrale, illustrando la sua personale concezione della libertà di espressione e del diritto di critica (alla quale evidentemente deve essere allergico), in difesa della propria creatura: il MoVimento stellato a certificazione Michelin. 
In preda all’ira funesta, il Grillo tonante scaglia ormai i suoi strali contro l’universo mondo, colpevole di non convertirsi al verbo infuocato della sua predicazione e, peggio ancora, di porsi e porre interrogativi ai quali l’attempato guru virtuale si guarda bene dal rispondere.
Scrive il Profeta:

Lo sport più praticato di questo inizio estate dai fantasmi della Seconda Repubblica è la ricerca della pagliuzza nell’occhio del MoVimento 5 Stelle e di chi ne fa parte. Un’attività frenetica che non si ferma di fronte al ridicolo. Chi la esegue con metodo, da esperto fangaiolo, ha di solito una trave nel culo.”

Succede, quando si evita con cura di rispondere a qualsivoglia domanda; ci si sottrae sistematicamente ad ogni forma di confronto che non sia il monologo, il comizio auto-referenziale, l’anatema inquisitorio, alternando i silenzi agli insulti.

“Il numero dei praticanti di regime è così smisurato che è impossibile rettificare su tutti i siti e blog, denunciare ogni travista, querelare qualunque mentitore professionale che si fa chiamare ‘politico’ o ‘giornalista’. Per non farsi travolgere è obbligatorio darsi delle priorità e portarne in tribunale solo alcuni per educarne molti. Ed è quello che faranno i miei avvocati. Prima il processo penale, poi quello civile. Conviene.”

Questa è indubbiamente la parte che preferiamo, perché ci regala una visione reale dell’idea che il Profeta ha della sua personalissima “democrazia partecipativa”. Al contempo, fornisce una straordinaria riconferma di quanto gli sia estranea ogni forma di dialettica critica, alla base dei normali processi democratici…
È impossibile rettificare su tutti i siti e blog.”Invero, si tratta di un’eventualità che Grillo sembra non essersi mai posto. A quanto universalmente risulta, il
 Profeta non solo non ha mai replicato a nessuno, ma non ha mai risposto neanche ad uno dei commenti che pure giungono copiosi al suo blog. Ce da chiedersi se li legga. 
Per la bisogna, solitamente si avvale di quell’imbarazzante milizia virtuale, non priva di analogie con leGuardie Rosse, che imperversano in rete con un’opera ditrollaggio
 organizzato, imbastendo sul web processini politici di stampo maoista contro chiunque osi sollevare critiche al verbo del piccolo Timoniere, muovendo obiezioni alla loro Rivoluzione culturale a cinque stelle.
“È obbligatorio darsi delle priorità e portarne in tribunale solo alcuni per educarne molti.” 
È la sindrome cinese del Grillo parlante: il Guru delle libertà digitali, il Profeta della rete libera, che parla come un
 Maurizio Paniz qualunque, minacciando querele e diffide attraverso la più odiosa delle censure.
E, per di più, è in palese contrasto con lo stesso “programma politico” del MoVimento 5 stelle, alla sezione ‘Informazione’:

“Depenalizzazione della querela per diffamazione e riconoscimento al querelato dello stesso importo richiesto in caso di non luogo a procedere (importo depositato presso il tribunale in anticipo in via cautelare all’atto della querela).”

Ma è inutile cercare una coerenza nella prassi e nella logica di Beppe Grillo.
In pratica, Lui non parla con i giornalisti (sono tutti e senza eccezioni servi del
 Regime); non rilascia interviste a nessuno (a meno che non rasentino la piaggeria). Reputa, come sua imprescindibile libertà creativa, la licenza di poter insultare chiunque, o storpiare i nomi comeEmilio Fede, inanellando le più incredibili corbellerie. Va tutto benissimo finché i suoi bersagli incassano i colpi in silenzio. Ma guai a ripagarlo con la sua stessa moneta!
D’altra parte, Grillo aveva già offerto uno splendido saggio su interazione dialettica e confutazione delle fonti in un lontano intervento su
 EuroNews (20/09/07):

“Oggi in rete se tu fai un articolo in Internet e racconti delle balle dopo ventiquattrore ti arrivano duemila commenti che ti dicono che sei un cialtrone, uno scemo, un stupido… e allora non puoi mentire e questa è la democrazia. È chiaro che se tu parli attraverso la televisione, attraverso i giornali non hai contraddittorio, qui ce l’hai e allora hai la reputazione.”

Sull’assurdità del paralogismo grilliano si può leggere una dotta confutazione QUI 
In quanto al contraddittorio poi, come abbiamo visto, il Profeta ha idee chiarissime:

“E’ come stare sotto un bombardamento dove dal cielo piove merda. Invece di scrivere, cagano. Le opinioni, le illazioni al posto dei fatti.”

Invece, sulle raffinate critiche socio-politiche, sulle attente disamine ed i fatti incontrovertibili che ispirano il pensiero del Grillo nella sua opposizione al Governo Monti (peraltro osannato al momento del suo insediamento), potete trovare una illuminata panoramica QUI.

Immuni ai facili entusiasmi, è difficile per noi prendere sul serio questa variante movimentista del Gabibbo e della sua umorale parodia piccolo borghese degli Enragés.
Da consumato fantasista, cerca il facile applauso con la battuta ad effetto assecondando gli istintidi un pubblico di poche pretese. È la copia sbiadita di un Coluche
 incattivito e astioso. Come i comici mediocri, predilige la battuta sconcia che parla di “cacca” e di “culo”, con le immancabili allusioni sessuali, immediatamente comprensibili per il suo auditorio di bassa plebe.
Mai un’idea davvero originale, mai un’analisi realmente approfondita, alle quali si antepone piuttosto la persistenza di metafore a contenuto necrofilo, indulgendo con compiacimento nella coprolalia.
 
Incapace di ogni confutazione critica, di proposta costruttiva o ragionamento complesso, si esprime unicamente per invettive che spesso e volentieri tracimano in una marea di volgarità gratuite; a meno che non si vogliano davvero considerare le quindici paginette scarse del (NON) Programma, il fulcro di un progetto avanzato di buona amministrazione: un’imbarazzante raccolta di pensierini elementari attorno al tema ‘Miglioriamo il Mondo’.
 
Una proposta, per essere realizzabile, deve essere fattibile. Ma il Grillo e la sua Corte dei Miracoli riunita in adorazione si guardano bene dallo specificare il ‘come’ con le sue modalità di attuazione.
Ed è ben curiosa questa concezione raffazzonata e distorta di “democrazia lineare”, fondata sui meet-up nell’anonimato di un nickname, senza uno straccio di coordinamento, né delegati, né assemblee, ma imperniata su di un’unica persona ed il suo blog che certifica con diritto di copyright le liste di un non-Movimento, fondato su di un non-Statuto, che rimette tutti i poteri di scelta e di indirizzo e di sanzione al potere assoluto di “Beppe”. Il suo fondamento risiede in un’assioma inappellabile:
 Beppe ha sempre ragione.

Si tratta di un presupposto molto semplice e assai discutibile, con precedenti illustri: Mussolini… Hitler… Mao Tse-tung… tanto per citare i più famosi. Storicamente si chiama Führerprinzip e non va per niente d’accordo con le più elementari regole democratiche.
E, d’altra parte, la propensione al monologo, il ricorso esasperato a toni perennemente fuori le righe, quel dimenarsi isterico e compulsivo sul palco dei comizi, i toni apocalittici da resa dei conti, l’incapacità di formulare un qualsivoglia pensiero senza urlare, l’assoluta insofferenza al contraddittorio, le critiche reiterate al ‘sistema’ e al ‘parlamentarismo’ contro i “politici” (come poltiglia indistinta priva di idealità), la pretesa di istituire processi speciali, ricordano qualcuno…

Io vi dico che, quando avrò conquistato legalmente il potere, istituirò, nel quadro di un ordinamento legale, tribunali di stato i quali saranno chiamati a giudicare secondo le leggi i responsabili della rovina del nostro popolo, ed è probabile in tal caso che alcune teste cadano del tutto legalmente.

  Adolf Hitler
(25/09/1930)

Abbiamo delegato dei truffatori che dovranno rispondere di quello che hanno rubato [...] ce lo ricordiamo come siamo finiti nella crisi. Quindi i responsabili saranno giudicati da un giudizio pubblico e dovranno restituire i soldi che hanno rubato. Come i mafiosi.
Non processi, ma un giudizio pubblico con cittadini estratti a sorte, incensurati, che diranno quali lavori socialmente utili far fare a questa gente che ha derubato il paese.
La magistratura non c’entra. Loro si prenderanno un avvocato, magari Ghedini che adesso è più libero del solito, e si difenderanno. Sempre attraverso la legge, si capisce, mica pensiamo a processi militari. Ma non pensino di caversela così.

  Beppe Grillo
(01/06/2012)

Con questo NON intendiamo dire che il sig. Giuseppe Grillo sia un nazista o un potenziale dittatore. Ci mancherebbe altro! Ma come tutti gli imbonitori, pesca tra i torbidi nel sonno della ragione che, com’è noto, non genera niente di buono…

Ad ogni modo, il fenomeno Beppe Grillo è un prodotto in buona parte costruito… 
Costruito dai famigerati ‘media’ innanzitutto, che hanno qualcosa di cui (s)parlare e riempire i talk show, e soprattutto da certo giornalismo più strillato che
 d’inchiesta, il quale ha costruito la propria fortuna con le sue denunce anti-casta, tenendo una sorta di aggiornamento contabile delle spese folli. Nel novero di questa speciale categoria vale la pena di ricordare: i Rizzo e gli Stella, i Marco Travaglio ed i Michele Santoro, in un’alternanza di prime donne alla ribalta, con una predilezione per le ‘piazze’. Si aggiungano gli specialisti della condanna indistinta, dove tutte le differenze si elidono e tutti sono uguali nelle colpe come le responsabilità, ad eccezione della plebe che li ha votati.
È un fenomeno costruito dall’ignoranza della gente comune, che ha bisogno di idee semplici nelle quali ritrovarsi e trovare bersagli dall’immanenza indefinita contro i quali scagliarsi: la “Casta”… i “Politici”… i “Giornalisti”; ieri sarebbero stati i “comunisti”… “gli ebrei”… i “massoni”… “gli anarchici”…
Beppe Grillo è lì, sornione più che irruento, ad indicare i ‘colpevoli’ con un sorriso furbo, mentre sussurra alla pancia di un popolino che perpetua intatti i suoi vizi in perenne auto-assoluzione. Ma in democrazia (foss’anche rappresentativa e parlamentare), tutti sono corresponsabili delle scelte attraverso il voto, insieme alla mancata selezione di una vera classe dirigente.
 
In passato, avrebbe avuto il cipiglio di un
 Girolamo Savonarola che predica contro la corruzione dei potenti, e in alternativa non ha di meglio da offrire che una esaltata dittatura fondamentalista di talebaniante-litteram. Avrebbe potuto indossare un saio da inquisitore e tuonare contro le perfidie degli eretici dal pulpito di una cattedrale; bandire una crociata contro gli infedeli o aprire la caccia alle streghe, in un grande autodafé purificatore. 
In realtà un Profeta è ben poca cosa, senza una massa disposta ad ascoltarlo e seguirlo…
Sono parentesi effimere, ma costituiscono da sempre figure immanenti nella Storia. Nell’anomalia italiana di solito si concretizzano nella persistenza del guitto prestato alla politica: l’istrione come metafora di una peculiarità nazionale. In genere durano poco, ma quando sfuggono al controllo escono dalla scena sbattendo fragorosamente la porta e lasciandosi alle spalle solo i cocci. Sono solitamente un intermezzo divertente; tuttavia, nei casi peggiori, preparano la strada a qualcosa di molto peggio…

giugno 24, 2012

 Fonte: Liberthalia