domenica 2 settembre 2012

Grillo, Equitalia e L'Unità

3 gennaio 2012
grillo_equitalia_unità.png    Luca Bottura
@valigiablu - riproduzione consigliata

Ieri Beppe Grillo ha sostenuto che le ragioni degli attentati a Equitalia vanno comprese. Cioè, chiarisco, che va compreso il motivo per cui una persona pochi giorni fa ha perso parte della vista e si è ritrovato due dita amputate.
Negli anni ’70, Enrico Berlinguer, pur sapendo che la critica di sistema delle Brigate Rosse aveva più di un fondamento, seppe isolare le bande armate con uno slogan: “A sinistra del Pci non c’è niente”. In questo modo prosciugò l’acqua di coltura del terrorismo, soprattutto nelle fabbriche. E le Br cominciarono a sparare su bersagli vicini (Guido Rossa, per primo: un sindacalista Cgil). Ma la violenza fu battuta, la guerra civile fu evitata. Il giornale di Berlinguer era l’Unità.

Sempre ieri, Beppe Grillo ha annunciato di voler espellere dal partito – pardon: movimento – un consigliere regionale, Andrea Defranceschi, che aveva presentato una mozione contro la chiusura de l’Unità Emilia Romagna. Motivo dichiarato: ha violato il patto con gli elettori, avverso a ogni tipo di finanziamento pubblico. Motivo reale: ha operato un’improvvida distinzione. Perché l’Unità non è nata per ricevere fondi pubblici, come altri giornali. Li riceve perché è nata. Nel 1924. Fondata da un tizio che aveva come obiettivo principe l’affrancamento del proletariato, e i comizi li faceva gratis.
[Gramsci.
E infatti tutto torna, probabilmente è proprio per questo che Grillo attacca sempre l'Unità, come se non ci fossero altre testate che invece meriterebbero di essere citate quando si parla di finanziamenti pubblici presi a sproposito.
Il problema è che lo scopo di Casaleggio Associati e Grillo è distruggere qualunque cosa che anche solo tenda vagamente al pensiero e al patrimonio storico di sinistra.
Per questo avranno sempre come priorità l'attacco al PD o a qualunque avvenimento o personaggio che possa anche solo vagamente essere ricollegato ad esso (anche se a sproposito).
Vedi ad esempio gli attacchi a De Benedetti, mai stato iscritto al PD e che non fa che criticarlo un giorno si e l'altro pure, guarda caso proprio dopo aver vinto le ultime elezioni amministrative: 101 comuni a centro sinistra e sinistra contro  69 ad altri partiti, compresi Palermo (IDV) e i 3 presi dal M5S.
Che ti fa De Benedetti? 
Critica il PD per non essere riuscito a piazzare gli uomini scelti dall'alto della gerarchia di partito (saranno stati amici infiltrati del De Benedetti?), minimizza la vittoria del centrosinistra e sotto sotto sembra criticare il PD di non fare una propaganda simile al M5S (tattica che per De Benedetti evidentemente aiuterebbe a piazzare più facilmente gli uomini scelti dall'alto).
De Benedetti viene chiamato strumentalmente da Grillo "PD tessera numero uno" quando poi sul finanziamento alla stampa è in totale accordo con Grillo e Cas. Ass..
Un personaggio del genere ha ben poco a che spartire con le idee storiche della sinistra e con il suo patrimonio intellettuale e ideologico, eppure non sembra che questo soprannome dia particolarmente fastidio a De Benedetti, nonostante non sia tesserato. Chissà perchè?
Andando a ben guardare anche i continui attacchi a Berlusconi negli ultimi anni erano unicamente per fare concorrenza a sinistra al PD, accusato (giustamente) di connivenza, di modo poi da costruire la situazione attuale: inglobare il maggior numero possibile di berlusconiani e leghisti e fare i puristi a sinistra in modo da ottenere anche i voti da sinistra di tutti quelli che non vedono più in là del loro naso.
Fare finta di voler cambiare tutto per non cambiare niente. Nel frattempo fare tabula rasa a sinistra.
Prevenire è meglio che avere il problema di una vera soluzione sociale e di un vero risvegliamento delle coscienze.
L'attacco a uno dei simboli della storia della sinistra, cioè al giornale fondato da Gramsci, nemico del fascismo e dei grandi industriali legati ad esso, e amico dei lavoratori di quell'epoca, è funzionale a questo disegno che si richiama implicitamente al fascismo.]

Forse pareva brutto ricordarlo, si rischiava di sbrecciare il moloch del consenso. E infatti Defranceschi, dopo essere stato invitato ad andarsene nel Pdmenoelle – eccheppalle: io il Pd lo critico tutti i giorni, ma mica è vero che è uguale a Berlusconi – è rientrato nei ranghi. Ha chiesto scusa. Era stato frainteso. Pure lui. 

Guardavo e guardo con simpatia l’anarchica generosità di molti militanti del Cinque Stelle. E ne perdono l’impreparazione: con l’aria che tira, sempre meglio dei Mastella, dei Cuffaro, dei Rutelli, dei D’Alema. Ma l’ignoranza no. Bisogna studiare. Valutare. Chiedersi perché, tra i tanti privilegi che la casta continua a mantenere, l’unica battaglia vinta da Grillo sia quella che sta portando a chiudere, l’uno via l’altro, i giornali di sinistra. In un Paese che da vent’anni, sconta la più spaventosa concentrazione di media che nazione democratica ricordi. 

Dice: te la prendi perché hai lavorato tanti anni a l’Unità. Ma certo. Me la prendo perché conosco le persone che Grillo addita come parassiti e conosco la loro fatica, il loro entusiasmo, la loro preparazione, la loro laicità nel costruire ogni giorno un giornale vero, non un foglio di partito. 

Il vecchio Pci editava Cuore, che lo sfotteva a sangue. Grillo, che nasce dalla satira, espelle chi si permette di dissentire, chi sa e dimostra che i giornali non sono tutti uguali, che ci sono finanziamenti onesti e non, che i partiti sono uno strumento della democrazia e – vigilando su ogni abuso, per davvero – non c’è nulla di male nel favorirne l’esistenza. 
Discernimento, ecco cosa serve. Per capire che l’Unità non è Il Foglio (e comunque prima si rimuove l’anomalia Berlusconi, poi si discute come tagliare gli sgravi fiscali anche per le altre case editrici: eccheccazzo) e il problema non è l’esistenza di Equitalia, ma come funziona, cioè male. Perché le tasse si pagano, fanno parte di un patto civile, e se non le paghi è profondamente giusto che qualcuno, senza strozzarti, ti costringa a farlo. 
Ah, e chiamare 50.000 persone in piazza e fargli scandire un vaffanculo dopo il nome di ogni testata è una cosa fascista. 

Sostegno e solidarietà ai compagni de l’Unità
Fonte: Valigia blu