martedì 14 agosto 2012

La riforma delle pensioni secondo Beppe Grillo

giovedì 18 agosto 2011

Oggi Beppe Grillo – scusate se continuo a occuparmi di questo personaggio, ma purtroppo ogni sua sortita è un ulteriore decadimento del livello generale di dibattito che c’è in Italia – se la prende con le pensioni, in una maniera che forse nemmeno il ministro Sacconi oserebbe fare.
La partenza – come spesso succede – è giusta: “Ma qualcuno sano di mente pensa realmente che con 19 milioni di pensionati e 4 milioni di dipendenti pubblici possiamo farcela?” Infatti, è questo il problema che da decenni viene fatto presente all’Italia dagli economisti e dalle organizzazioni economiche internazionali, dalle agenzie di rating e dalle banche centrali: un sistema di spesa focalizzato sulle pensioni e su un numero di dipendenti pubblici troppo alti. E’ quel che segue nel ragionamento grillino che è insulso.
Scrive Grillo: “Il numero di dipendenti pubblici è pari alla popolazione dell'Irlanda e noi stiamo a fare il tricchetracche sulle Province. Vanno chiuse tutte, che altro c'è da discutere?
Ok, però allora non ti nascondere dietro un dito e dillo chiaramente: i 61mila dipendenti provinciali che oggi ci sono in Italia vanno licenziati. Via, siamo buoni: ne mandiamo a casa solamente un terzo, ventimila in tutto? Bene, hai ventimila persone in più in cerca di occupazione. Un problema sociale enorme. Tra l’altro, con un ulteriore aggravio alle casse dello Stato, perché a questa gente dovrai pagare anche il trattamento di fine rapporto e, a naso, è qualche centinaio di milione di euro, ossia quel che hai risparmiato mandando a casa presidenti di provincia, assessori, consiglieri e costi accessori.
Continua Grillo: “Le pensioni in essere vanno erogate con il metodo contributivo, tanto hai dato, tanto prendi”.
E’ esattamente quel che sta avvenendo per tutti i neoassunti dal 1995 ad oggi e per tutti coloro che, sedici anni fa, avevano meno di diciotto anni di contribuzione relativamente al periodo di tempo successivo al 1995. Qualcuno informi Grillo. A meno che per “pensioni in essere” non intenda “a chi è già in pensione”: in tal caso, avremmo un’altra bomba sociale (in parecchi ci rimetterebbero e non parlo di gente che prende due o tremila euro di pensione: la media delle retribuzioni pensionistiche è 12mila euro l’anno, mille euro al mese), oltre che una violazione della Costituzione (i famosi “diritti acquisiti”) e una trovata economicamente stupida (i contributi versati dai pensionati di oggi sono stati spesi da anni).
Ancora: “La riforma delle pensioni deve iniziare da chi in pensione c'è già senza alzare continuamente l'asticella dell'età pensionabile accampando la scusa risibile dell'aspettativa di vita”.
Facendo ancora una volta tabula rasa del principio costituzionale dei diritti acquisiti, in sostanza il tribuno genovese propone di tagliare le pensioni dei pensionati attuali. Secondo l’Istat i pensionati che percepiscono più di 2mila euro al mese – che è una buona cifra, sì, ma non abnorme – sono 2milioni e 600mila (il 15% del totale). Riduciamo loro la pensione fino a, boh?, 1.500 euro mensili? Bene, quanto verrà fuori? Quanti giovani o non ancora pensionati ci potranno campare con la loro riduzione? Ma Grillo li fa questi calcoli elementari prima di scrivere cazzate sul suo blog?
Si legge poi: “Non ha senso che ci siano doppie e triple pensioni, una basta e avanza”.
Secondo i dati Istat-Inps, il 32.8% dei pensionati percepisce più di una pensione, ma tre volte su quattro si tratta di invalidità civile o indennità per infortuni e malattie sul lavoro. Insomma, il ragionamento di Grillo sarebbe giusto se non fosse che nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di persone che ne hanno realmente bisogno (eccezion fatta per i falsi invalidi, ma allora il problema è un altro).
Infine: “Non me frega un cazzo delle statistiche. Dopo 35 anni di contributi ho il diritto di riposarmi. Un operaio non andrà in pensione a 70 anni, sarà morto prima”.
Giusto. Però qui si vuole la botte piena e la moglie ubriaca: perché se un operaio deve andare in pensione dopo 35 anni e prendendo soltanto quel che ha versato, ho idea che faticherà assai per campare... Perché questo è il grande dramma, caro Grillo. Quando quelli della mia generazione – e di tutte quelle dopo la mia – andranno in pensione prenderanno poco perché poco hanno versato. Inoltre, poiché già oggi stanno (stiamo) guadagnando poco, la possibilità di farsi una pensione integrativa è riservata a non molti. La maggioranza, una volta in pensione, cadrà in miseria senza che i tribuni di oggi, interessati solamente al breve periodo e lungimiranti quanto un Calderoli o un Sacconi qualsiasi, ci abbiano pensato.

Quel che preoccupa di più è che i lettori di Grillo, gente che sta sul web, che si informa, che ritiene non soltanto di avere la schiena dritta, ma pure un surplus di intelligenza rispetto all’elettore berlusconiano o piddino, non contesta certe trovate estemporanee, ma le accetta come se niente fosse.


Tra i commenti: 

  1. eh, al tempo però.

    Le provincie sono un magna-magna inguardabile, enti inutili che dovevano essere soppressi con l'avvento delle regioni. Non c'é nessuna ragione per tenerle e i risparmi, anche passando il personale ad altre mansioni, prepensionando, al limite licenziando, sarebbero comunque enormi, sia economicamente, sia in termini di efficienza e di burocrazia.

    Vorrei ricordare come tu invece ignori, che Greillo non se la prende tanto cone quelli che pigliano 1.000 euro al mese, ma con gente come ANDREOTTI, che già neegli anni '90 aveva 990 milioni all'anno di pensione, e chissà quanti adesso. E' questo schifo di super-pensioni, cche va abolito. Per non parlare di come l'INPS sarebbe anche in attivo, se non dovesse fare anche assistenza e se non dovesse anche fare la 'coda' al passivo della cassa degli imprenditori, ripianata con i soldi dei dipendenti.

    Non capisco perché secondo te, invece, sia meglio mandare la gente in pensione a 70 anni invece di ridistribuire le pensioni in maniera più equa, risparmiando miliardi erogati ad onorevoli, manager, burocrati ecc. Siccome a loro non li tocchi, allora è giusto che un operaio lavori fino a 70 anni. E poi no, non credo che i contributi versati in 35 anni non siano sufficienti per una pensione diciamo, che duri 15 anni (65-80 anni?). SE non vengono sputtanati per altre spese 'correnti', per l'assistenza, per dare i soldi all'onorevole e al top-manager. Beh, del resto hai un blog 'non serio' e segnalato ta Tooby, poi.

  2. @ Anonimo

    E' molto difficile seguire il filo logico di quel che scrivi. Ci provo.
    1. io credo che le province debbano essere abolite (ho scritto altri post in passato, leggili). I risparmi certi, però, sono poche centinaia di milioni di euro, gli altri sono attesi da economie di scala che, però, ci sarebbero se PRIMA decidi bene CHI FA COSA. altrimenti, fai del casino e basta, non risparmi: chi vuole l'abolizione immediata delle province senza prima curare questo passaggio ci sta prendendo per il culo, ci sta vendendo qualcosa che non esiste.
    2. se - come sembra di capire dal post di Grillo - vuoi mandare a casa un po' di personale, si ritorna a quel che ho scritto io nel post: considera i costi sociali di un'operazione del genere.
    3. anch'io trovo scandalose le superpensioni. tuttavia, c'è un problemino chiamato "diritti acquisiti". per superarlo, è necessario fare una modifichina costituzionale (modificona?), non è così semplice come Grillo lascia intendere, sai?
    Poi: costituzionalmente, non puoi dire nemmeno "sopra una certa cifra si fa così, sotto si fa cosà", sopra una certa cifra tanto hai dato tanto prendi, sotto si continua con il sistema retributivo e non contributivo.
    Se poi per superpensioni si intendono solamente quelle dei politici, sai quanti soldi potremmo risparmiare? Non così tanti, perché comunque pur sempre di casta si tratta, quindi di un numero ristretto di persone che beneficiano di certi trattamenti.
    4. se l'Inps non facesse assistenza (ossia: mobilità, cassa integrazione, invalidità civile, accompagnamento ecc.) qualcuno dovrebbe pur farla: sì o no? se non la fa nessuno, ai poveracci chi ci pensa? se la fa qualcuno, risiamo lì con i conti: con qualcosa dovremmo pure finanziarla.
    5. come ho già scritto in altri post precedenti, io non voglio che la gente vada in pensione a 70 anni. io - che di anni ne ho 42 - sono disposto ad andare in pensione anche a 70 anni SE (e sottolineo se) mi si dà in cambio una riforma EQUA del welfare state, prima di andare in pensione e dopo essere andato in pensione.
    6. quel che Grillo propone è: tanto hai dato, tanto prendi di pensione. Io sono d'accordo (e, del resto, è il sistema attuale), però bisogna dar modo a un lavoratore di farsi anche una pensione integrativa o di versare una quantità di contributi mensili tali da farci una rendita dignitosa. Bene, quanto guadagna un operaio? Pensi che con 35 anni di contribuzione con gli stipendi attuali possa bastare (anche al netto degli sprechi e dei costi della politica)? Il problema vedi come si sposta e come Grillo non lo affronti nemmeno di straforo? E' il problema di un welfare state più equo per l'oggi (che uno lavora) e per il domani (quando sarà in pensione).
    Spero di aver risposto ai tuoi dubbi.
  3. Dici che i cosiddetti "diritti acquisiti" siano una prerogativa costituzionale. Quindi potrei dedurre che QUALSIASI diritto acquisito da CHIUNQUE è, scusa l'enfasi, SACRO. Nè più nè meno di quello che ha detto Fini prima di andare in ferie e, altrettanto nè più nè meno, di quei 6 parlamentari (tutti siciliani a cominciare da Calogero Mannino)che protestano ed hanno fatto ricorso alla Corte dei Conti contro il taglio della doppia indennità, ossia la possibilità di sommare al già ricco stipendio di parlamentari nazionali, i vitalizi (tra i tremila e seimila euro) maturati nel corso della loro attività di deputati regionali. Come la spieghi allora questa tua "difesa" (è ciò che traspare dal tuo commento) di questi diritti acquisiti? Non ritieni invece che siano proprio QUESTI diritti acquisiti il vero problema dei presunti tagli alla Casta? Mi piacerebbe avere da te, più che una risposta, una delucidazione a beneficio di tutti noi quattro gatti che ti seguono sempre riguardo alla questione dei diritti acquisiti.
    Buon fine agosto da un altro toscanaccio.

  4. @ Massimo

    La giurisprudenza - sia della Corte costituzionale, sia della Cassazione - tende a salvare il principio dei diritti acquisiti, soprattutto quando si ragiona di pensioni e previdenza. Può piacere, può non piacere, ma questa è la realtà. O si fa prima una bella modifica della Costituzione o altrimenti si va allo sbaraglio rischiando al primo ricorso che viene accettato di dover pagare chissà quanti soldi (gli arretrati...).
    Quanto ai parlamentari, come hai scritto tu si tratta di "vitalizio" e non di pensione e la Corte costituzionale - sentenza 289/94 - ha ribadito la diversità tra i due istituti.

    Considera, poi, che se seguiamo il ragionamento grillino a rimetterci non sono soltanto i vitalizi dei parlamentari. Sono tutte "le pensioni in essere" per le quali, dice lui, dovrebbe valere il principio contributivo del "tanto hai dato tanto prendi". Ragiona su questo aspetto, per favore. Prendiamo il caso di una perosna come mia madre. Faceva la colf, è andata in pensione quando ha maturato i diritti e ora prende la minima. Ma di certo i contributi che ha versato non sono tali da coprire neanche questa minima. Che facciamo? Le abbassiamo ulteriormente la pensione? Oppure partiamo da un livello più alto? Chi stabilisce questo livello? A quanto è questo livello? Duemila euro? Tremila? Hai letto le statistiche, ti sembra che siano così tante le superpensioni?
    In sostanza, di cosa stiamo ragionando? Aboliamo le superpensioni/vitalizi ai parlamentari? Bene, sono il primo a essere d'accordo! Ma non illudiamoci che tagliando quelle si possa risolvere il problema della previdenza di chi oggi lavora o ha la pensione minima. Stiamo parlando di 7.700.000 italiani che prendono meno di mille euro al mese di pensione contro 2.200 privilegiati parlamentari (138 milioni di euro, stando al bilancio della Camera, neanche la millesima parte del totale delle sole pensioni di vecchiaia erogate dall'Inps!).

  5. Ci sono due problemi : il metodo retributivo e le pensioni di anzianita'. Per le seconde si puo' ipotizzare (idea che circola oggi) il raggiungimento di una soglia minima eta'+anzianita' (100 anni?). Per il primo problema (piu' rognoso) si puo' correggere il sistema attuale arretrando la data di validita' del retributivo (ad esempio, il retributivo vale per chi aveva 20 anni di contribuzione nel 95) e riducendone la percentuale in misura progressiva in funzione del valore della pensione.

  6. " Ma Grillo li fa questi calcoli elementari prima di scrivere cazzate sul suo blog? "

    Li ho fatti io per entrambi... e il conticino "della serva" da come risultato circa € 16.900.000.000 annui come minimo. Non una cifra trascurabile direi!

    Ma più della cifra dovrebbe contare il principio di equità. A parità di stipendio percepito nella vita lavorativa, io avrò una pensione assai più bassa rispetto a quella di mio padre, ad esempio.

    In termini molto superficiali, se le modalità di calcolo delle pensioni nel passato erano sbagliate (troppo generose, tanto da essere più volte modificate in senso peggiorativo) mio padre si sta indebitamente "arricchendo" alle mie spalle, contribuendo a far aumentare il debito pubblico per le generazioni future.

    Posso sperare nell'eredità, ovviamente ...ma se mio padre si spende tutto con la badante?

  7. @ Giovanni

    Infatti, il punto è proprio questo. Un tempo e fino a oggi le pensioni erano troppo generose, quelle di domani saranno troppo povere, a meno che qualcuno non guadagni una cifra tale da permettergli non soltanto di arrivare a fine mese, ma di mettere qualcosa da parte per la pensione integrativa. Ed è questo il punto sul quale sia le forze politiche, sia Grillo non danno risposte.

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sabato 27 agosto 2011

Ancora su Grillo, l'Inps e le pensioni (mi sto stufando, però)

Beppe Grillo ha scritto un post sulle pensioni che sembra una chiosa a quel che obiettavo alcuni giorni fa io. Quindi, chiedendo scusa se l’argomento sta diventando ripetitivo, mi sembra opportuno tornarci un po’ su.

Scrive Grillo: I contributi all'INPS sono pagati OGGI da lavoratori che in pensione NON ci andranno mai. Servono a pagare le baby pensioni, le super pensioni, le doppie e triple pensioni, le pensioni dei parlamentari.
Il tribuno si è accorto che in Italia vige il sistema contributivo per chi è entrato nel mondo del lavoro negli ultimi anni, ma quando parla dei contributi che noi lavoratori oggi versiamo non la racconta del tutto giusta. Perché sì, è vero che i nostri contributi servono a pagare baby pensioni, super pensioni, doppie e triple pensioni. Non i vitalizi (vitalizi, non pensioni) dei parlamentari, che non sono pagati dall’Inps, ma rientrano nel budget di Camera e Senato e sono pagati dalla fiscalità generale. Ma, soprattutto, l’elenco di Grillo deve sollecitare la nostra indignazione e quindi si limita ai privilegi dei pensionati, ma non dice che i contributi che versiamo servono per pagare anche le pensioni minime e quelle normali, da mille euro al mese o anche meno. Guarda caso, sono proprio queste la maggioranza.

Scrive ancora Grillo: Un limite massimo di 3.000 euro al mese e un'età di 65 anni mi sembrano ragionevoli. Se il tetto venisse applicato lo Stato risparmierebbe 7 miliardi di euro all'anno e tutti potrebbero accedere alla pensione senza quote.
Prendo per buona la cifra di 7 miliardi di euro, però francamente non capisco come essa possa permettere di poter andare in pensione senza aver raggiunto la quota 97 (62 anni di età più 35 di pensione) o quota 100 o quota quel che è. Le nuove pensioni liquidate nel 2010 sono 700mila e più o meno, senza quote, il trend è questo: calcolando una media di mille euro al mese fanno 8 miliardi e mezzo di euro. Quindi, i risparmi non coprirebbero per intero i soldi spettanti ai neopensionati e il buco si allargherebbe.

Prosegue Grillo: Il versamento obbligatorio all'INPS deve essere abolito, ognuno risparmia ciò che vuole per usarlo in vecchiaia.
Beh, se il lavoratore vuole una forma di rendita vitalizia una volta che sarà andato in pensione a qualcuno dovrà pur versare periodicamente una somma. Oppure, se non vuole, metterà da parte i suoi risparmi investendoli come meglio crede e rinunciando alla pensione. Però allora bisogna svelare l’altra faccia della medaglia: ossia, che con questo sistema a guadagnarci saranno banche e assicurazioni. Che, a meno di nazionalizzarle (rifacciamo le BIN?), sono società private con tutti i pro e i contro del caso.

Ancora: L'INPS è un baraccone che ha usato i soldi per le pensioni per farci di tutto, un'istituzione politica non di garanzia dei contribuenti. I soldi dell'INPS sono stati impiegati, tra le altre cose, per la cassa integrazione. Quando per decenni la Fiat perdeva, i suoi dipendenti li pagava l'INPS, cioè noi
E allora? Forse Grillo vuole che quando la Fiat va in perdita, i suoi dipendenti stiano a casa a zero euro senza riuscire a mettere insieme il pranzo con la cena?
Io sono il primo a voler riformare l’Inps, a voler ripensare il welfare state, a ritenere la cassa integrazione (ordinaria, straordinaria e in deroga) un istituto con più difetti che pregi. Ma qui si va ben oltre: Grillo non invoca la riforma dello stato sociale, Grillo lamenta che noi cittadini abbiam dovuto pagare l’operaio Fiat in cassa integrazione e io trovo che questo sia un ragionamento sconcertante.
Scrivo una cosa che non ho mai scritto su questo blog e speravo di non scrivere mai, perché riguarda il mio privato: tre anni fa io sono stato in mobilità. Due mesi. Ho tirato avanti con il sussidio di disoccupazione dell’Inps e meno male che c’era e meno male che in quella mia precedente attività guadagnicchiavo (più di ora) e quindi anche l’indennità era una somma decente. Non mi sento in colpa se in quelle settimane ho preso soldi senza lavorare, anzi: ho ringraziato e ringrazio mamma Inps. Mi hanno pagato anche Grillo e i suoi seguaci? M’importa una sega, anzi: dopo aver letto questo passaggio allucinante, son contento di aver campato due mesi alle loro spalle e credo che a chi fa discorsi del genere un bel periodo di disoccupazione o di cassa integrazione male non farebbe. Almeno si renderebbe conto.
(prima abbiamo confuso i costi della Casta con i costi della politica; poi i costi della politica con i costi della democrazia; di demagogia in demagogia, stiamo arrivando a confondere i costi della democrazia con i costi dello stare insieme, di quel minimo di senso comunitario alla base del buon funzionamento di un Paese. Dal civismo al cinismo, in nome del dio Denaro)

Di nuovo Grillo: Sulle pensioni bisogna essere chiari. Deve esserci un minimo per gli indigenti (1.000 euro?) e un tetto massimo per tutti gli altri e nessun innalzamento dell'età pensionabile.
Qui si va nel confuso - parecchio confuso - perché se uno ha diritto di risparmiare ciò che vuole per usarlo in vecchiaia, allora non ci può essere un tetto massimo e, a rigor di logica, non dovrebbe esistere nemmeno un minimo garantito.
Ma fermiamoci un attimo sulle minime come le vorrebbe Grillo. Le pensioni sotto i mille euro sono 7 milioni e mezzo, attualmente. Dare in media soltanto 100 euro in più al mese ad ognuna di esse per farle avvicinare alla soglia minima, costerebbe 9 miliardi di euro, dopo che già ne siamo giocati uno e mezzo per dar modo di ritirarsi dal lavoro senza quote.
Non soltanto: visto che si vuole l'abolizione dell'Inps, come si finanzierebbe il minimo per gli indigenti a mille euro, che è assai più alto di quello attuale? Con la fiscalità generale? Non si sa, non viene detto.

Grillo: Ci sono 19 milioni di pensionati in Italia e circa altrettanti lavoratori che gli pagano la pensione attraverso i contributi mensili.
A parte il fatto che la stragrande maggioranza dei ritirati dal lavoro non sono dei privilegiati, i pensionati Inps – visto che è con l’Inps che il tribuno se la prende – non sono 19 milioni, ma 13.846.138 in tutto: dati del bilancio 2011. In totale – dati Istat relativi al 2008, ultimi disponibili – a godere di una qualsivoglia pensione (invalidità civile, indennità per infortuni sul lavoro e così via) erano 16.779.555.
I lavoratori che pagano i contributi mensili non sono circa 19 milioni, ma sono invece circa 23 milioni.

Infine: La riforma delle pensioni si deve fare per tutti o per nessuno. Per chi è già in pensione e per chi ha il diritto di andarci. Non possono esistere in questo momento diritti acquisiti.
Ma sì, che sarà mai la Costituzione, che sarà mai il diritto pubblico? Chi se ne importa se al primo ricorso di un pensionato che dall’oggi al domani si vede la pensione tagliata, la Corte costituzionale o il Tar del Lazio o chi per essi darà ragione al ricorrente perché in materia previdenziale i diritti acquisiti vanno tutelati? Abbiamo qui il grande difensore dei giovani, che per stuzzicare il proprio target, anziché avanzare delle proposte serie per riformare il welfare state, non si fa premura di sobillare un conflitto generazionale: figli, perché dovete pagare le pensioni dei vostri genitori? Ma che siete pazzi? Pensate a voi stessi e lasciate nella merda i vostri vecchi. E magari anche gli operai Fiat che se Marchionne sbaglia a fare il nuovo modello della Punto mica è giusto che siamo noi a dover pagare l'affito all’addetto alla manovia rimasto a casa!
Che poi Grillo dimentica una cosa importante. Non li cita, probabilmente perché non hanno il diritto di voto e hanno altro cui pensare che andare ai suoi show in piazza, ma in realtà gli unici che stanno pagando le pensioni dei nostri anziani e veramente non ne trarranno beneficio sono tanti lavoratori immigrati. Un milione e mezzo tra marocchini, senegalesi, tunisini, ivoriani, romeni, polacchi, filippini che ogni anno versano in contributi poco meno di sei miliardi di euro e molti di essi senza che domani possano ricevere un euro.