lunedì 27 agosto 2012

Il fascismo 2.0

Era ora che uno dei leader si prendesse la responsabilità di chiamare le cose col proprio nome: troppo tardi, ma meglio tardi che mai. 

Eppure per sconfiggere i fascismi di oggi – bravissimi a dissimularsi da rivoluzionari della politica e della morale – non basta chiamarli per nome. C’è da togliere loro l’habitat in cui sguazzano. 

Dire fascisti non basta, e se resta un dire senza politica rischia di essere perfino controproducente. Bisogna mettersi a testa bassa e smontare l’immagine di privilegio che – a torto o a ragione – si è creata attorno ai partiti. Adattare i tempi e i modi della politica alla crisi culturale in atto. Comprendere le pulsioni dell’opinione pubblica senza assecondarle. Disfarsi dell’abito di saccenza. Parlare alla pancia delle persone con spirito maieutico e non  pedagogico.

Per troppo tempo i manganelli digitali sapientemente manovrati dai  guru della non-democrazia diretta sono stati relegati nel rassicurante alveo dell’antisistema. E indugiando nell’equivoco, colpevolmente, si è perso tempo prezioso.

Potrebbe essere troppo tardi. Ma meglio tardi che mai. Bersani fa bene a ricordare il 1919 e a invitare tutti a rileggersi un po’ di storia.  Adesso però lui e gli altri si rileggano quella stessa storia, e rimandino a mente il capolavoro suicida con cui gli attori della democrazia di allora aprirono la strada al fascismo.

E  dopo aver avuto il coraggio di chiamare le cose col loro nome, evitino di fare gli stessi identici errori.