domenica 26 agosto 2012

Grillo e Travaglio difensori del Porcellum

Perché Beppe Grillo e Marco Travaglio insultano il capo dello Stato e lo accusano di impegnarsi troppo per cambiare la legge elettorale?   

grillo travaglio
 
Di Cristoforo Boni
13 agosto 2012

L’insulto al presidente della Repubblica, la costante delegittimazione del suo ruolo istituzionale, la volgarità assunta come arma politica finalizzata al discredito personale accomunano da tempo Beppe Grillo e Marco Travaglio. Si può dire che questo sia oggi l’asse centrale della loro comune strategia. Una strategia sfascista.

Che non ha alcuna parentela con il giusto diritto di critica o con la legittima difesa delle proprie posizioni: la violenza delle ingiurie coinvolge infatti le istituzioni e punta ad annientare qualunque analisi complessa, o comprensione di interessi contrapposti, o percezione di valori costituzionali in gioco. È il metodo del populismo. Congeniale alle culture autoritarie e di destra. Purtroppo esportato di questi tempi anche in territori che dovrebbero esserne ostili.

Ieri però la coppia Grillo-Travaglio, tra un insulto e l’altro, ha tirato fuori un argomento che violenta anche il principio aristotelico di non-contraddizione. Secondo la loro strampalata tesi, Napolitano si starebbe impegnando con tutte le forze per modificare il Porcellum al fine di impedire la vittoria elettorale del Movimento 5 stelle. Travaglio, per abbondanza, accusa pure il Capo dello Stato di abusare dei propri poteri: non è legittimo, a suo avviso, che Napolitano ricordi alle forze politiche gli impegni pubblicamente presi sulle riforme, né che le esorti a trovare un’intesa prima della fine della legislatura. Ma si tratta di una evidente idiozia, che peraltro punta ad offuscare un grave e attuale vulnus costituzionale: la Consulta, sia pure incidentalmente, si è già espressa (in una sentenza relativa all’ammissibilità dei referendum elettorali) sulla illegittimità del Porcellum (in particolare del premio di maggioranza senza limiti). Solo chi disprezza la Costituzione e i suoi delicati equilibri, può ancora cercare di salvare il Porcellum, sia pur con modalità torbide e trasversali. Purtroppo l’impressione è che la coppia Grillo-Travaglio voglia esattamente difendere il Porcellum. Giocando di sponda con l’altra brillante coppia, Gasparri-Calderoli. L’obiettivo prevalente in questo caso è accrescere il discredito del sistema, che poi è la benzina nel motore dei populisti.

La riforma infatti non toglierebbe proprio nulla alle chances del Movimento 5 stelle: a dispetto della tesi senza senso di Grillo e Travaglio, infatti, anche l’eventuale eliminazione del premio di coalizione sarebbe un’opportunità in più (e non in meno) per i 5 stelle. Se è vero, come proclamano, che puntano al 15 o al 20%, dovrebbero sostenere con forza il premio al primo partito e concorrere a conquistarlo. In democrazia vince chi ha più voti. Ed eliminare l’anomalia tutta italiana della competizione tra coalizioni per costruire anche da noi, come in ogni altro Paese occidentale, una competizione tra partiti, sarebbe una chance per tutti, compresi ovviamente i nuovi partiti. Tanto è un vantaggio che non mancano, nelle forze maggiori, i timori di favorire in questo modo proprio Grillo&c. Pensiamo invece che sia un rischio da correre. Perché il Porcellum va non solo cambiato, ma sradicato. Vanno demoliti entrambi i suoi pilastri: le liste interamente bloccate e il maggioritario di coalizione. Decideranno poi i cittadini-elettori chi far prevalere.
 
Fonte: L'Unità