mercoledì 22 agosto 2012

Finanziamento pubblico ai partiti. Abolire o ridurre?

martedì 24 aprile 2012

Il finanziamento pubblico ai partiti venne introdotto con la legge Piccoli nel 1974 in seguito ad alcuni scandali avvenuti anni addietro: l'idea alla base della legge era quella che se lo Stato finanziava i partiti, questi non avrebbero avuto bisogno di finanziamenti privati e quindi di non cadere in una possibile corruzione.
Vent'anni dopo, Mani Pulite dimostrò che questo non era vero: gli italiani votarono in massa, nel 1993, (90,3%) il referendum per abrogare il finanziamento, solo che questo negli anni successivi rientrò sotto il nome di “rimborsi elettorali”. Paradossalmente questo denaro pubblico ricevuto dai partiti per poter finanziare la propria attività, potrebbe trasformarsi nel colpo di grazia finale ad un sistema già compromesso in termini di credibilità. In particolare ora con il paese in recessione economica, i cittadini disillusi dal sistema politico italiano sono ancora più sensibili all'argomento.

Possiamo dire con certezza che il referendum del '93 non è stato rispettato, il costo della politica è aumentato a dismisura e non è stato fatto alcunché per creare un sistema di controllo sui bilanci dei partiti. Il finanziamento pubblico diretto comunque esiste in 96 paesi del mondo, il rimborso elettorale in 57, in diversi (non molti) vige un sistema misto mentre in 55 paesi non è previsto nulla.
Se venisse abolito il finanziamento pubblico come molti demagogicamente propongono, ultimo nell'ordine Angelino Alfano, potremmo essere sicuri che l'art. 49 della Costituzione “tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale “ verrebbe attuato pienamente? A mio avviso fare politica non deve dipendere solo dalla benevolenza di qualche ricco imprenditore o di qualche comico.
A quali interessi risponderebbe un partito, nel caso questo ricevesse somme da un contribuente privato per esempio un gruppo petrolifero, all'interesse della collettivitá o a quello del gruppo citato? Il dubbio sarebbe lecito.

Nonostante il finanziamento pubblico, la deriva morale intrapresa dal sistema dei partiti negli anni è drammaticamente esplosa e Lusi e Belsito insegnano. Il problema però non è solo il denaro pubblico elargito a mio avviso, ma un sistema di regole e controlli latitante ancora ad oggi. Notizia di oggi è la lettera di Pier Luigi Bersani in cui impegna il Partito Democratico nella direzione di dimezzare da subito i rimborsi elettorali, di porre un tetto per le spese elettorali, di rendere trasparenti i bilanci e pubblicati su internet, di sottoporli al controllo della Corte dei Conti. Di giorni fa, invece, la proposta della On. Simonetta Rubinato sempre in materia di finanziamento ai partiti.
Questa è la strada giusta da percorrere, ora, immediatamente. Regole concrete e non populismo alla Grillo potranno sanare i partiti. E la qualità  della democrazia italiana.