martedì 28 agosto 2012

Attacco a Grillo, Bersani conferma "Non divagare, è linguaggio fascista"

Lo sfogo contro l'uso di termini quali "zombie" e "cadaveri ambulanti" ha scatenato critiche e polemiche, ma il segretario del Pd insiste nelle sue accuse: "A chi consiglia di lasciar correre rispondo che essere riformisti significa anche piantare qualche chiodo"

Attacco a Grillo, Bersani conferma "Non divagare, è linguaggio fascista" 

(27 agosto 2012)

 ROMA - Dagli avversari 1, dai quotidiani e persino dall'interno del suo stesso partito lo sfogo di Pierluigi Bersani contro chi usa toni violenti su internet per fare polmica politica ha suscitato forti critiche. Il segretario del Pd, con un evidente riferimento a Beppe Grillo e all'Italia dei valori, parlando sabato all'apertura della Festa di Reggio Emilia 2 li ha definiti "fascisti del web". Parole dure che oggi conferma e ribadisce, malgrado gli attacchi ricevuti.

IL VIDEO 3

"Rispetto tutti e voglio parlare con tutti, e intendo approfittare anch'io della sacrosanta libertà della rete - afferma il leader democratico - Non insulto nessuno, né tantomeno voglio iscrivere qualcuno al partito nazionale fascista che, per fortuna, non c'è più. Ho detto, e intendo ripetere, una cosa semplice e precisa. Frasi del tipo: 'siete dei cadaveri ambulanti, vi seppelliremo vivi' e così via, sono le frasi di un linguaggio fascista, così come lo abbiamo conosciuto in Italia".
[Tanto è inutile, il 90% dei fascisti in Italia fa sempre finta di non esserlo. 
Oppure ti dice di essere "fascista moderno", "del terzo millenio", ovviamente democraticissimo e per la libertà d'espressione (la sua).
Non conta il modo in cui loro vogliono presentarsi, o quello di cui ti vogliono convincere: conta saperli riconoscere, isolarli politicamente e fare in modo che non possano più nuocere alla società nè con le loro idee nè con la la loro brutalità fisica che prima o poi ritorna sempre fuori. 
Questo per  il bene di tutti e nella stragrande maggioranza dei casi anche il loro (che altro non sono che inconsapevoli incoscienti se non fanno parte della categoria dei privilegiati, e che quindi hanno tutto da perdere dal fascismo).]

"E' vero o no?", domanda Bersani. "Ci si rifletta un attimo e - aggiunge - si risponda a questo senza divagare, senza deformare quel che ho detto, senza insultare". "E a chi consiglia di lasciar correre per opportunità, o per opportunismo, rispondo - puntualizza - che essere riformisti significa anche piantare qualche chiodo. Non pensando a noi, ma pensando all'Italia".

Fonte:  Repubblica

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Fascista

Fascista

(da fascismo, e quindi da fascio; lat. fascis). Chi aderisce al  fascismo e alla sua dottrina;  per estensione, chi  si ispira a ideologie di violenza, di disuguaglianza, di dominio, di intolleranza, di razzismo; chi si comporta in modo anti-democratico.

La connotazione pesantemente negativa del termine è ovviamente quella più diffusa nel dopoguerra, mentre durante il Ventennio la propaganda e il discorso pubblico costruivano la figura del fascista secondo coordinate di spavaldo eroismo e di consapevole estremismo; i motti "vivere pericolosamente", "me ne frego" (della morte), "libro e moschetto", "credere obbedire combattere", disegnavano il profilo di un impavido militante e di un indomito guerriero. Anche se non si fosse trattato della mistificazione di una pulsione assai poco eroica come l'ottusa prepotenza di una personalità autoritaria, certo il fascista era un tipo umano deliberatamente estraneo alla cultura democratica.

E in effetti questa contrapposizione, anche antropologica oltre che politica e dottrinale, fra il fascista e il democratico è stata una costante della cultura politica repubblicana, sottolineata con particolare veemenza durante il ciclo di più alta politicizzazione della storia recente d'Italia, negli anni Sessanta e Settanta. Allora con il termine 'fascistà si indicò, da parte della sinistra estrema,  non solo il reazionario nostalgico ma genericamente il nemico interno, l'avversario che doveva essere negato come persona ed escluso dalla dialettica civile  -  come 'democraticò fu definito ogni orientamento, in ogni ambito dell'esperienza umana, favorevole al progressismo e ostile  alle configurazioni tradizionali di potere  - . Gli slogan in cui al  "fascista" si ricordava "sei il primo della lista" rendevano chiaro che si si reputava legittima l'eliminazione morale e a volte fisica dell'avversario.  Questo altissimo tasso di  violenza, simile nelle forme a quella squadristica, fece sì che anche l'estremismo di sinistra venisse definito 'fascismo rosso'.

Oggi, lo spazio politico è attraversato da una nuova ondata di politicizzazione estrema, anche se del tutto superficiale e a-ideologica, a opera di movimenti antipolitici (cioè anti-Casta, anti-partiti e anti-istituzioni) che senza per nulla rifarsi al fascismo storico, e neppure al 'fascismo rosso', ne riproducono la violenza verbale, l'irriducibile ostilità verso l'avversario, la minacciosa derisione,   la promessa di una resa dei conti definitiva. Soprattutto, è intrinsecamente violento il richiamo alla morte, e non tanto alla 'bella mortè della tradizione fascista, quanto alla morte che l'avversario  -  i maggiori partiti politici  -  avrebbe già in sé, e che ne farebbe uno zombie, appunto un morto vivente (in chiave più goliardica e sarcastica, anche Achille Occhetto fu definito a suo tempo da Francesco Cossiga uno "zombie coi baffi").

L'ingresso della morte in politica ha qualcosa di macabro, anche se si ferma a livello verbale; vedere nell'avversario una cosa inerte, svalorizzarlo come un cadavere oppure  come uno spettro da cacciare e da esorcizzare, è l'opposto della democrazia, che ha il proprio baricentro  nel valore della persona,  nella dialettica anche aspra tra posizioni differenti e nelle istituzioni che la garantiscono. Come i fucili di Bossi, anche i morti viventi e i processi di piazza di Grillo appartengono a una pericolosissima retorica dell'estremismo che spezza la parola politica, e da mezzo di comunicazione ne fa invece un corpo contundente, una clava. Un manganello, appunto. 

(27 agosto 2012)
Carlo Galli 

Fonte: Repubblica

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Anarchici e moderati


La contesa sul presunto elettorato moderato rivela una miopia indicativa dello stato di confusione di (quasi) tutte le forze politiche. Perché la partita a chi è più moderato di chi, in corso da tempo, si gioca senza accorgersi di quello che intanto sta accadendo sugli spalti.

Il fatto è che di elettorato moderato, in Italia, se ne vede pochino. E forse ce n’è sempre di meno. Il ceto medio – e sempre meno riflessivo – ribolle di pulsioni tanto anarcoidi quanto subalterne, e facendosi scudo di un sofisticato vittimismo invoca la rivoluzione anticasta non in nome di una nuova politica ma piuttosto di una nuova immaginazione al potere.

Il primo a giocare sull’ambiguità moderazione-rivoluzione-anarchia, inquinando i pozzi per anni,  è stato Silvio Berlusconi. E ora, nell’indistinto lasciato dal ventennio populista (e complice l’inettitudine dei grandi partiti) l’impolitico e l’intenzionalmente ambiguo – abilmente manovrati – crescono e fanno massa critica.
Tutto ciò per dire che la partita decisiva che si sta giocando in Italia non è la conquista dei moderati. E non è tra rigore e crescita, Monti o non Monti, sinistra o destra.

La partita vera è tra la democrazia e un suo post che nulla lascia presagire di buono.

Perché basterebbe avere un minimo di cultura democratica per capire che lo slogan i cittadini eleggono se stessi è il più antidemocratico che ci sia. E basterebbe conoscere un minimo di storia del Novecento per capire che il mito della democrazia diretta è sempre servito a sobillare le anime e mai a governare le complessità.

Così, mentre si insegue con formule politicamente corrette un fantomatico centro che chissà dov’è e se c’è ancora, gli anarchici non-chic avanzano. Con l’illusione digitale di contare finalmente ma senza accorgersi di essere solo massa mandata al macero da nuovi – e ben più pericolosi – narcisisti.

Fonte: Marco  Bracconi

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«Tra Casini e Vendola, mi tengo Vendola»

Bersani: «L'alleanza noi la facciamo con i partiti del centrosinistra e Casini non è una forza di centrosinistra»


Il giorno dopo la polemica con Grillo non si attenua. Anzi. Il segretario del Pd Pierluigi Bersani rischia di creare altro scontento. Questa volta al centro. «Provate a chiedermi chi sceglierei tra Vendola e Casini. Mi tengo Vendola» spiega Bersani, arrivando alla Festa democratica di Reggio Emilia. Ai giornalisti presenti Bersani ha poi spiegato: «L'alleanza noi la facciamo con i partiti del centrosinistra che ci stanno a governare e Casini non è una forza di centrosinistra. Dopo di che diciamo che questo centrosinistra dev'essere aperto ad una proposta di legislatura con forze moderate e forze di centro, ma anche forze che vengono dalla società civile». Nel frattempo, però, «ciascuno organizza il suo campo, io organizzo il mio e Casini organizzerà il suo», ha concluso Bersani. 

POLEMICA CON GRILLO - Bersani però ritiene anche di non considerare chiusa la polemica con Grillo a cui ricorda: «Toni del genere non vanno mai usati e c'è anche una discriminante: se vuoi seppellirmi vivo vienimelo a dire e vediamo se me lo dici». Bersani poi però tenta alla fine di smorzare i toni: «non dò del fascista a nessuno, inutile che facciano tutto questo chiasso e questi insulti perchè so benissimo che il partito nazionale fascista non c'è più, che siamo in altri tempi, non c'è bisogno che me lo dicano». 

LEGGE LETTORALE - Il segretario del Pd è poi intervenuto sulla questione della nuova legge elettorale: «Novità? Chiedetele all'altra metà del campo. Noi abbiamo dimostrato la nostra flessibilità». 

ILVA - Non poteva poi mancare anche il tema dell'Ilva. «L'Ilva non va chiusa, - ha spiegato Bersani - ma va anche risanato l'ambiente. Bisogna cercare di fare delle operazioni di risanamento senza abbattere uno dei presidi produttivi più importanti del Paese». 






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Benigni alla Festa del Pd: «Saluto il popolo del Partito Democratico, maledetti piduisti...»

Battute per le future alleanze: «Il prossimo anno la Festa democratica con Casini e Vendola si chiamerà Festa problematica»

Roberto Benigni sul palco della Festa Democratica a Reggio Emilia

Alla Festa Democratica nazionale di Reggio Emilia è la serata di Roberto Benigni. E in apertura del monologo non manca un riferimento del comico toscano alla polemica a distanza tra il leader del Pd Pier Luigi Bersani e Beppe Grillo. Benigni ha riferito di avere ricevuto un fax di «saluti» di Grillo al pubblico: «Saluto il popolo del Partito Democratico, maledetti piduisti...». Poi si è rivolto al segretario del Pd, facendo riferimento alle espressioni «zombie» e «morto» usate spesso dal leader del MoVimento 5 Stelle: «Bersani reagisci, batti un colpo, alzati e cammina...». Poco prima dello spettacolo Benigni aveva dato un aperitivo del lungo monologo della serata. «Che gioia vederti, illumini tutto l'ambiente» aveva detto il comico toscano tra battute e abbracci affettuosi al segretario Pd, Pierluigi Bersani. «Grillo? Non è successo niente, quindi non abbiamo nulla da dire stasera», ha scherzato Benigni. Infine un piccolo rimprovero al leader democratico: «a Firenze mi hai lasciato tutta la sera con Renzi... ti aspettavo».

ALLEANZE - Il monologo di Benigni passa in rassegna tutto lo schieramento politico e le possibili coalizioni: «Il prossimo anno la Festa democratica con Casini e Vendola si chiamerà Festa problematica». Tra gli spettatori ci sono anche il ministro dell'Istruzione Francesco Profumo e il segretario del partito Pier Luigi Bersani. Ed è proprio al segretario, emiliano d'origine, che il comico si è rivolto per qualche minuto, tornando sulla polemica con il leader del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo. «Quando Grillo gli ha dato del 'cadaverè - ha scherzato Benigni - Bersani si è innervosito ed è andato a sbattere con il carro funebre». «Dai Bersani - ha aggiunto - dopo ci facciamo una partita a 'Tresette-col-morto. Piduista? No, ma ne parliamo domani qui al convegno con Licio Gelli». Battute anche per le future alleanze nel centrosinistra. «Tutti vogliono candidarsi alle primarie: l'anno scorso in tre milioni hanno votato, quest'anno ci saranno tre milioni di candidati. Anche Di Pietro ha detto che si candiderà alle primarie, dopo averle vinte farà le superiori».




28/08/2012

Bersani: «Tra Casini e Vendola scelgo Vendola» - Alla buon'ora...

bersani alla festa democratica

«Provate a chiedermi chi sceglierei tra Vendola e Casini. Mi tengo Vendola». Lo ha detto il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, arrivando alla Festa democratica di Reggio Emilia. 

Ai giornalisti presenti Bersani ha poi spiegato: «l'alleanza noi la facciamo con i partiti del centrosinistra che ci stanno a governare e Casini non è una forza di centrosinistra. Dopo di che diciamo che questo centrosinistra dev'essere aperto ad una proposta di legislatura con forze moderate e forze di centro, ma anche forze che vengono dalla società civile»
  Nel frattempo, però, «ciascuno organizza il suo campo, io organizzo il mio e Casini organizzerà il suo», ha concluso Bersani. 

Bersani torna anche su Grillo: «Se vuoi seppellirmi vivo, vienimelo a dire. Vediamo se me lo dice...». E lancia un invito: «Attenzione a far circolare, anche attraverso la rete, linguaggi che non vanno bene in una democrazia». «Io non do del fascista a nessuno. È inutile che facciano tutto questo chiasso e dicano insulti, perchè so benissimo che il Partito nazionale fascista per qualcuno non c'è più e che siamo in altri tempi. Non c'è bisogno che me lo dicano», dice Bersani.

«Ho sempre detto - spiega - che il M5S pone anche delle domande che ci interrogano su tante questioni e sono assolutamente favorevole alla libertà della rete. Ma ribadisco una cosa molto precisa: parlare di cadaveri, di seppellimenti e zombi, è usare un linguaggio fascista. È vero o non è vero? A questa domanda vorrei una risposta. Toni e linguaggi del genere non vanno usati con nessuno».

Nessuna paura di Beppe Grillo, l'avversario alle prossime elezioni del Pd sarà «la destra», dice Bersani. «So quale è il mio avversario e dovrò confrontarmi con la destra. Lo faremo con grande energia, ma con linguaggio civile». E sul Pd: «Siamo fiduciosi in noi stessi. Siamo più forti di quel che si pensa, non ci impressioniamo».

A un cronista che gli obietta che i comici nei confronti di Berlusconi non sono mai stati teneri, a partire da Roberto Benigni, che oggi va in scena alla festa democratica, Bersani risponde: «Benigni è una delle persone più miti che si possono incontrare, uno che dice anche le cose più critiche in un modo accettabile. A voi risulta che io abbia dei problemi davanti alle critiche poste in maniera civile?». 
 
BENIGNI A BERSANI: ILLUMINI TUTTO L'AMBIENTE
 
Un quarto d'ora di incontro cordiale prima dello spettacolo alla festa del Pd è quello che è andato in scena tra il segretario Pier Luigi Bersani e Roberto Benigni. «È una gioia vederti, illumini tutto l'ambiente...», ha detto ironicamente l'attore al politico, con cui si è lamentato di averlo «lasciato solo tutta la sera con Matteo Renzi», riferendosi allo spettacolo che ha tenuto a Firenze. Infine un accenno alle polemiche tra il leader del Pd e Beppe Grillo, anche in questo caso ironico: «Non è successo niente, quindi non abbiamo nulla da dire stasera...»: parole che lasciano, invece, presagire attacchi durante lo spettacolo al leader del leader del Movimento 5 Stelle.  

BENIGNI A BERSANI, REAGISCI, ALZATI E CAMMINA
 

«Bersani devi reagire. Batti un colpo, alzati e cammina!». Così Roberto Benigni, inizia il suo spettacolo alla festa democratica invitando il segretario a reagire a Beppe Grillo. «Non si dice morto, al limite diversamente vivo...»
(da l'Unità)

Fonte: Tafanus 


Tra i commenti:

Enrico ha detto... 
 
Sono fascisti, lo sappiamo. Bersani li ignori, perché non contano niente, anche se tutti li credono il primo partito del mondo. Questa gente deve essere trattata come i cani rognosi: in isolamento.