lunedì 9 luglio 2012

Beppe, l'incazzato da bar

giovedì 21 giugno 2012


C’è un vecchio racconto di Stefano Benni che descrive l’incazzato da bar e, soprattutto, la dinamica dei suoi ragionamenti. Il discorso tipico di questo personaggio, in linea di massima, segue la seguente logica: “i controllori di volo guadagnano dieci volte me, ma io devo pagare la tassa sui rifiuti anche per la spazzatura che fanno i marocchini, e per avere un idraulico o la Tac devo far domanda su carta bollata e le auto blu, alla fine, chi le paga?
Ecco, la stessa dinamica la ritrovo spesso nei post di Beppe Grillo: quello di oggi, per esempio (che ha qualche somiglianza pure con quella vecchia e celebre barzelletta del carabiniere che scopre l’esistenza dei sillogismi).
Si parte dall’autorizzazione all’arresto di Lusi (boccone piuttosto indigesto per chi aveva puntato sul salvataggio del senatore).
Si fa tappa dalle parti di Craxi e Mario Chiesa, che c’entrano una cippa.
Si sfiorano Gaspare Pisciotta, Michele Sindona e don Verzè, che non soltanto c’entrano una cippa, ma presuppongono un’illazione pesantissima (sugli ex Margherita) che va ben oltre la ruberia e la corruttela.
Si conclude tirando in ballo – a capocchia – Corte costituzionale e presidente della Repubblica (a capocchia, sì: perché si ignorano competenze e modalità di coinvolgimento di queste istituzioni).
Il tutto serve soltanto per far aumentare l’indignazione del lettore-adepto nei confronti di “quelli là”: politici, istituzioni e tutto quel che non è ricompreso nel piccolo universo autoreferenziale del grillismo.

Dimenticavo. Il racconto di Benni si conclude con un ingorgo sulla strada causato da una Panda rossa posteggiata in modo tale da bloccare il passaggio dell’autobus: è l’automobile dell’incazzato da bar.

Tra i commenti: 

Adriano 22 giugno 2012 07:04 
Più che "lettore-adepto", io direi "cliente". Il lettore del blog di Giuseppe Grillo è un cliente, che vuole acquistare un determinato tipo di merce; Giuseppe Grillo (o i suoi ghostwriters) lo sa e gli sistema sugli scaffali la merce che vuole, confezionandogli su misura post pieni di sana indignazione e liberi da qualsiasi logica, perché la logica è superflua e serve solo a rovinare il sapore degli ingredienti, che invece si amalgamano così bene nei suoi prodotti. Così il cliente trova il prodotto che stava cercando, lo gusta con somma soddisfazione e il giorno dopo ritorna, per comprare di nuovo.
Per certi versi, è il rapporto che intercorre tra spacciatore e drogato.