martedì 29 maggio 2012

Le regole del Grillo

9 maggio 2011
di Mauro Miccolis

Continuiamo il nostro viaggio nel mondo di Grillo; qualche post fa abbiamo scoperto che la casa editrice a cui si appoggia il movimento 5 stelle e il suo portavoce Beppe Grillo, la Casaleggio, tra i vari servizi che offre, ci sono anche quelli di lobbying internet: organizza dei gruppi di orientamento del pensiero su internet; sostanzialmente paga delle persone per intervenire nei forum e social network per orientare le discussioni verso i desiderata del cliente. 

Le tecniche utilizzate per piegare l’opinione pubblica on line, è ben descritta in questi due post (12). Le tecniche utilizzate per azzittire le voci dissonanti, cioè quelle non manipolabili, sono riconducibili al cyber bullismo. Stormi di persone ti insultano e diffamano cercando in questo modo di invalidare le tesi sostenute (è uno dei trucchi base della retorica: screditare la persona per screditare le sue tesi) agli occhi di chi legge i tuoi post.


Non conosco i contratti che ha sottoscritto la Casaleggio, l’unico cliente certo è il Movimento 5 Stelle, ma non credo di sbagliare a pensare che tutti i movimenti politici, si avvalgono di servizi di questo tipo.

Io trovo che fare lobbying internet, cioè fingersi dei cittadini disinteressati, in modo da essere più credibili e cercare di manovrare l’opinione pubblica è un servizio eticamente non accettabile; a me sembra un imbroglio. Parlare con una persona che finge di essere qualcosa di diverso da quello che è per essere più credibile, guadagnare la tua fiducia e manipolare la tua opinione, lo trovo moralmente scorretto; qualcosa di molto vicino al plagio.

Ma veniamo allo stesso Grillo e al suo modo di fare politica. Lui dice che non è un politico e che non vuole scendere in politica, è solo il portavoce di un movimento, e giustifica con questo il suo modo di far politica che consiste nel non accettare interviste e in soliloqui, spesso dai toni molto accesi dove distrugge tutte le altre forze politiche (senza dare diritto di replica, non accettando il confronto).

Vi sembra un modo onesto di fare politica? Parlare da soli senza accettare un contradditorio? E se tutti i partiti fossero come il movimento 5 stelle? Cioè si dotassero di un comico o una star televisiva per propagandare le proprie idee, che cosa avremmo di fronte se non un carosello di réclame dei vari partiti? Vogliamo davvero ridurre la politica ad uno spot?

A tutti quelli che in questo momento staranno pensando ai soldi risparmiati dai consiglieri del movimento 5 Stelle, io chiedo di pensare anche ai soldi che sono serviti per comperare l’appoggio di Grillo al movimento (che ha portato queste persone nei consigli comunali). Senza dubbio è un servizio redditizio quello di Grillo, visto che nel 2005 guadagna circa 4 milioni di euro spettacolarizzando la politica. Un politico di professione, si uno di quelli vituperati da Grillo e da tutti gli italiani, me compreso, costa circa 200.000 euro netti; quindi a conti fatti se tutti i movimenti si dotassero di un Grillo, la politica ad occhio e croce costerebbe 20 volte di più. Certo un bel Business.

Quindi, per tutti questi motivi, io depreco il modo di fare politica di questo movimento, che uscendo dalle consuete regole del confronto democratico, utilizza tecniche di marketing per attrarre consenso. Tutto questo lo trovo non eticamente corretto.

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Fonte: Agoravox