lunedì 28 maggio 2012

Grillo, la Casaleggio e la nemesi dei complottisti

Dopo la vittoria di Parma, e i primi attriti fra Beppe Grillo e il neosindaco Pizzarotti, è riesplosa l'annosa polemica sul ruolo della Casaleggio Associati nel Movimento 5 Stelle. Se “i grillini” si arrabbiano quando vengono chiamati così, ora hanno una bella occasione per dimostrare quanto sia semplicistica e fuorviante quell'etichetta.

di Emilio Carnevali


Scrive Grillo sul suo sito: «Nell'aria c'è odore di zolfo, ma il cambiamento non si può arrestare. Se tre indizi (il ferimento di Adinolfi a Genova, la bomba di Brindisi e le continue esternazioni sul ritorno del terrorismo) fanno una prova, allora ci sono ottime probabilità del ritorno di una stagione stragista». E ancora poco più sotto: «Nei momenti di cambiamento o meglio in cui il cambiamento si manifesta possibile, le forze che vogliono mantenere gli interessi costituiti, economici e politici, bussano alla porta con grande energia. Le bombe e gli attentati sono il loro biglietto da visita».


Allarmi che potrebbero suscitare preoccupazione e sgomento. Per tranquillizzarci potremmo ricordare che poco tempo fa lo stesso Grillo parlava di un complotto della magistratura contro la Lega, colpevole solo di essere contraria al governo Monti. «La lega è stata fatta fuori perché è all'opposizione» (il virgolettato è preso da questo dialogo fra Beppe Grillo e un gruppo di militanti leghisti, ma tesi del tutto analoghe sono state pronunciate in numerose altre occasioni). «Non c'è un reato, non c'è un giudice, non c'è un avviso di garanzia, è un processo mediatico, lo sappiamo tutti». «Sappiamo tutti che Bossi non ruba, nessuno a mai pensato che Bossi rubasse dei soldi».

Nel bizzarro siparietto adombrava anche la possibilità – anzi, molto più che la possibilità – di un colpo di Stato, perché solo un colpo di Stato potrebbe impedire il normale svolgimento delle elezioni in uno regime democratico. «Forse alle elezioni non ci arriviamo. Nel 2013 loro non faranno le elezioni, perché non sono matti. Non hanno più percentuali, non li vota più nessuno». Chissà, la nuova parola d'ordine a questo punto potrebbe essere la lotta senza quartiere all'alleanza fra Casta dell'Esercito e Casta Politica. Ammesso e non concesso che la difesa dell'istituzione parlamentare sia qualcosa per cui valga la pena battersi: «Il Parlamento non serve più», urlava qualche mese addietro il leader del Movimento 5 Stelle da una piazza. «Non serve assolutamente più. Il Belgio è un anno e mezzo che ha il parlamento chiuso. E il Belgio non è mai andato così bene come in questo periodo». In ogni caso siamo pronti a scommettere che non ci sarà alcun colpo di Stato e che nel 2013 le elezioni si terranno regolarmente: non resta che attendere per vedere chi aveva ragione.

C'è tuttavia un aspetto paradossale in questo minuetto delle trame occulte. All'indomani dell'innegabile successo elettorale ottenuto alle elezioni amministrative, infatti, il Movimento 5 Stelle è stato investito da polemiche molto accese, e ciclicamente ricorrenti, sulla nota società di comunicazione e marketing digitale che cura il sito www.beppegrillo.it (secondo lo statuto del partito, pardon il “non statuto” del “non partito”, il sito è anche la sede ufficiale del Movimento – vedi art. 1). Questa società è la Casaleggio Associati (prende il nome dal suo fondatore, Gianroberto Casaleggio). Qualcuno si è spinto a descriverla come una sorta di Spectre, l'associazione dei cattivi nei romanzi di Ian Fleming, dotata di una gerarchia piramidale sovrastata dal potentissimo “Numero 1”, il personaggio che nei migliaia di film di genere più o meno ispirati allo stesso schema è immancabilmente ritratto di spalle, seduto su una poltrona di pelle, di fronte a uno schermo ultratecnologico sul quale segue i movimenti dei suoi uomini (in qualche pellicola c'è anche la versione con gatto: l'animale viene accarezzato con gesti lenti e la telecamera indugia su un vistoso anello d'oro).

Si tratta di una singolare e divertente nemesi per un movimento non estraneo ad una certa cultura cospirazionista. Con maggiore realismo ed equilibrio un'inchiesta seria e ben documentata su questa società di consulenza è stata pubblicata nel 2010 da MicroMega a firma di Piero Orsatti. In ogni caso tutte le responsabilità di qualsiasi “invasione di campo” della Casaleggio in ambiti che esulano da questioni di ordine strettamente tecnico – come i famosi interventi dello “staff” denunciati anche negli ultimi giorni – non possono che essere ricondotte al leader, Beppe Grillo. Altrimenti finiamo per riproporre l'usurato cliché del “Cerchio Magico” cui scaricare ogni colpa al fine di mantenere intatto il carisma e la verginità del Grande Capo.

Fuori da ogni macchinosa speculazione, la vera domanda da porsi è: quanto potrà durare la precaria convivenza fra una retorica cyberpunk e una struttura reale aziendal-leninista? In altre parole, un movimento che fa della democrazia diretta il suo principale vessillo identitario potrà tollerare ancora a lungo una gestione della macchina così palesemente in contrasto con i più basilari principi della partecipazione paritaria ed orizzontale, principi che tanto entusiasmano i giovani militanti dei meet-up? Non c'è nessun enigma da decifrare, nessun documento segreto di cui impossessarsi, per sapere ad esempio che «il nome del MoVimento 5 Stelle viene abbinato a un contrassegno registrato a nome di Beppe Grillo, unico titolare dei diritti d’uso dello stesso» (articolo 3 del “Non Statuto”, quello grazie al quale lo stesso Grillo può ritirare il franchising del suo brand a chiunque gli si opponga. Un po' come se Bersani impedisse a Renzi, dopo che quest'ultimo ha vinto le primarie a Firenze, di candidarsi come esponente del Partito democratico).

Come è sotto gli occhi di tutti la totale indisponibilità del leader del Movimento 5 Stelle a qualsiasi tipo di contraddittorio con qualsiasi altro esponente politico o opinion leader tanto sulle avversate “televisioni di regime”, che su qualsiasi altro media alternativo. Il contraddittorio, semplicemente, non è ammesso. È un problema non da poco per un movimento imperniato sulla celebrazione delle magnifiche sorti e progressive della società della comunicazione. Se “i grillini” si arrabbiano quando vengono chiamati così, ora hanno una bella occasione per dimostrare quanto sia semplicistica e fuorviante quell'etichetta.

(28 maggio 2012)

Fonte: Micromega