Va bene scrivo. Si ho capito, se devo scrivere scrivo. Lo so che m’è toccato a me due anni fa aprire solo soletto la questione su Beppe e i suoi soci. Si, lo so che poi ho continuato di tanto in tanto a scriverne del ricciolone barbuto e dei sui amici finto nerd con entrature nelle multinazionali di mezzo mondo, nelle società di security telematica e le manone nel settore della comunicazione e dell’informatizzazione della sanità (pubblica o privata? Boh, vallo a capì oggi che differenza c’è). Ma dai, pure questa volta? Va bene scrivo. Che dici, mi si nota di più se scrivo o se non scrivo? Casomai mi metto lì davanti al monitor in controluce senza digitare neanche una mezza parola, e voi venite da me e mi dite “Dai, Pietro, scrivi anche tu che stanno scrivendo tutti”. Va bene scrivo. Per I Siciliani (Giovani?) o per il Blog? Provo a piazzarlo da Menichini su Europa? Oppure mi astengo? Oppure no?

Va bene scrivo. Basta che la smettete di mandarmi sms, messaggi su Facebook, mail. Basta! Ho detto che scrivo.

Ecco, ora scrivo che è da lunedì alle 16, appena sono uscite le prime proiezioni sulle elezioni amministrative, che c’è gente che mi cerca e mi sollecita a dire la mia. A dare fuoco alle polveri. Solo perché accettai (e neanche toccava a me in prima battuta, io ero perfino la “riserva”) un’inchiesta su Beppe Grillo e il suo editore/spin doctor Caselleggio Associati. Meglio scrivere che continuare a spiegare perché non ho scritto. E allora scrivo.

Una parentesi. L’inchiesta originale pubblicata da Micromega nel numero 5 del 2010 la trovate qui sul mio blog e su Micromega stesso  .

Allora. Diciamo la banalità delle banalità. M5S non è Beppe Grillo. E’ così?

No, ho appena detto una minchiata. M5S è Beppe Grillo (tanto) e una creatura della Casaleggio Associati  (moltissimo). E’ inutile che segnali le centinaia di casi di censure, epurazioni, “cerchi magici” al pesto che hanno segnato la formazione delle gloriose liste grilline, basta cercare in rete per trovarne a bizzeffe di post e articoli se ne avete voglia e stomaco. E’ inutile ricordare che praticamente tutte le liste siano state sottoposte alla supervisione dell’onnipresente Gianroberto Casaleggio (ma non ce l’ha un lavoro, o il suo lavoro è questo?). Ed è inutile ricordare il collegamento simbolico e sostanziale che c’è nel simbolo fra Grillo e il movimento. Grillo e M5S e M5S senza Grillo farebbe la fine del Pdl senza Berlusconi e ancora più velocemente.

Quindi M5S è un partito personale? Non c’è dubbio. E come Forza Italia nel ’93 è nato grazie a una struttura aziendale specializzata nel marketing e nella pubblicità. Perché con le dovute cautele Casaleggio Associati nel suo piccolo è la versione web di Publitalia. Certo, c’è una differenza sostanziale fra un Marcello Dell’Utri e Gianroberto Casaleggio, per storia e formazione. E anche per quanto riguarda le relazioni pericolose. Dell’Utri lo sanno pure in Botswana chi è, di Gianroberto, con la sua aria da studente fuori corso, non si può certo dire che sia neppure paragonabile nel male all’”intermediario”.

Ma non facciamoci illusioni. Se non c’è niente di oscuro o discutibile sulla Casaleggio, non si può dire che la società sia così piccola e ininfluente. E che questo aspetto aziendale venga tenuto ossessivamente coperto la dice lunga sull’operazione politica in atto.  Andiamo a leggere un pezzetto dell’inchiesta del 2010.
“Per capire di cosa stiamo parlando è necessario svelare prima chi sono le figure chiave della Casaleggio Associati oggi e della Webegg prima. Partendo da Enrico Sassoon, giornalista, dal 1977 al 2003 nel gruppo Il Sole-24 Ore, già direttore responsabile di L’Impresa-Rivista Italiana di Management, della rivista Impresa Ambiente e del settimanale Mondo Economico. Da suo curriculum pubblico apprendiamo anche che «è stato direttore scientifico del gruppo Il Sole-24 Ore». Nel 1998 Sassoon è amministratore delegato dell’American Chamber of Commerce in Italy, di fatto una lobby indirizzata a favorire i rapporti commerciali delle corporation americane in Italia e il cui presidente è tuttora il vice di Microsoft Italia, Umberto Paolucci. Proprio nel consiglio di amministrazione dell’American Chamber of Commerce in Italy si comprende quale sia uno dei fattori di successo nelle relazioni della Casaleggio Associati. Oltre a Paolucci compaiono nel 1998 altri personaggi di grande spessore. La lista pubblicata al momento della nomina di Sasson vedeva, fra gli altri: Gian Battista Merlo, presidente e amministratore delegato Exxon Mobil Mediterranea Srl; Gianmaria Donà dalle Rose, amministratore delegato Twentieth Century Fox Home Entertainment Italia; Massimiliano Magrini, country manager Google Italia; Luciano Martucci, presidente e amministratore delegato Ibm Italia Spa; Gina Nieri, consigliere di amministrazione Mediaset Spa; Maria Pierdicchi, direttore generale Standard & Poor’s; Massimo Ponzellini, presidente Impregilo Spa; Cristina Ravelli, country legal director The Walt Disney Co. Italia Spa; Dario Rinero, presidente e amministratore delegato Coca-Cola Hbc Italia Srl; Cesare Romiti, presidente onorario Rcs”.
E ancora (ricordatevi che siamo nel 2010):
“Oggi nell’American Chamber of Commerce in Italy troviamo altre figure di spicco come Gianluca Comin, dirigente Enel, e Giuseppe Cattaneo dell’Aspen Institute Italia, il prestigioso pensatoio, creatura di Gianni Letta, presieduto da Giulio Tremonti. E l’Aspen Institute pesa, ovunque agisca. Luogo di incontro fra intellettuali, economisti, politici, scienziati e imprese. Nell’Aspen transita l’élite italiana, che faccia riferimento al centro-destra o al centro-sinistra. Con quali finalità? «L’internazionalizzazione della leadership imprenditoriale, politica e culturale del paese attraverso un libero confronto tra idee e provenienze diverse per identificare e promuovere valori, conoscenze e interessi comuni», si legge nella mission dell’istituto. E in che modo? «Il “metodo Aspen” privilegia il confronto e il dibattito “a porte chiuse”, favorisce le relazioni interpersonali e consente un effettivo aggiornamento dei temi in discussione. Attorno al tavolo Aspen discutono leader del mondo industriale, economico, finanziario, politico, sociale e culturale in condizioni di assoluta riservatezza e di libertà espressiva»”.
Sorvoliamo poi sul board di clienti della Casaleggio (ne trovate ampia documentazione nell’inchiesta). E con questo diventa ben chiaro quale sia l’origine del fenomeno politico Grillo e del suo impianto di marketing. Perfettamente mirato sul target dello scontento. Dell’antipartitocrazia.

Quindi M5S non è un partito? Non lo è formalmente (dovrebbe fare congressi, avere una parvenza di dibattito democratico al suo interno, etc per esserlo) ma sostanzialmente è una struttura partitica a conduzione aziendale. Con un testimonial/padrone e un’organizzazione privatistica aziendale a controllare contenuti, messaggi e consenso e dissenso interno fino alle candidature minute nel più sperduto comune dove si è presentato il “movimento”.

M5S è di fatto un partito moderno, mediatico, post ideologico e padronale come lo è stato Forza Italia e la Lega. Punto. Tutto il resto sono minchiate.

Fra l’altro non è neanche vagamente progressista. Anzi. Sembra rifarsi più, e spesso ci sono punti di contatto non solo verbali ma anche sostanziali, con una destra che da “sociale” e “radicale” si è trasformata in meramente “anti europeista”, xenofoba, egoista. Non ci facciamo ingannare dai messaggi ecologisti lanciati da Grillo a spron battuto. Grillo in questo momento è più vicino alla figlia di Le Pen che a Sel (e infatti Grillo è ossessionato da Vendola e lo attacca in ogni occasione perché colpevolmente gay, per l’integrazione dei migranti, europeista solidale e soprattutto che pesca anche lui nel suo bacino elettorale).

Bene, ora in molte città italiane M5S ha superato il 10%. A Parma ha sfiorato anche il 20. Una roba grossa e con cui fare i conti. Ma non mi venite a dire che è una roba nuova, che è una rivoluzione. Perché quando si hanno rapporti con multinazionali, soggetti come Enamics, American Chamber of Commerce in Italy,  Sole24 ore e Aspen Institute (quanti membri dell’attuale governo hanno gli stessi rapporti?) di nuovo c’è solo il silenzio sornione di Gianni Letta. Che non c’entra nulla, il vecchio Gianni, ma che è il fondatore e motore di quell’Aspen che piace tanto sia a un certo Mieli di Rcs che a una certa Annunziata recentemente salita all’Huffington Post. Amen.

p.s (se questo Riccardo Orioles non lo prende e non lo pubblica lo accuso di essersi trasformato in un becero riformista ;) ) )

Pietro Orsatti

Fonte: Pietro Orsatti Blog